I carabinieri di L’Aquila, insieme ai miliari di Chieti, Montesilvano, Pescara e Vasto, stanno dando corso ad una vasta operazione in tutta la regione Abruzzo, per eseguire 14 misure cautelari in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata ai furti di rame e ai danni di persone in procinto di effettuare operazioni bancarie presso bancomat, nonché’ ricettazione.
I provvedimenti restrittivi scaturiti dall’operazione ‘Raiders’ sono stati emessi dal gip del tribunale di L’Aquila a conclusione di una lunga indagine.
Le misure cautelari sono state emesse dal gip del Tribunale dell’Aquila Guendalina Buccella su richiesta del pm titolare dell’indagine Roberta D’Avolio. Gli accertamenti, condotti dai carabinieri del Nucleo operativo e Radiomobile, coordinati dal tenente Maximiliano Papale, si sono protratti dall’ottobre 2015 e hanno disarticolato un sodalizio criminale composto da 24 persone (5 italiani e 19 romeni) operante su tutte le province del territorio regionale. I provvedimenti cautelari riguardano, in particolare, 13 furti di rame, nove furti ai bancomat e loro danneggiamento, 17 episodi di ricettazione e 2 di favoreggiamento a carico di altrettanti italiani, rispettivamente di Ripa Teatina (Chieti) e Francavilla al Mare (Chieti) responsabili di aver fornito assistenza al sodalizio, procurando loro mezzi utilizzati per i furti. Sino ad ora sono 5 le persone finite ai domiciliari (ad un sesto il provvedimento è stato recapitato in carcere poiche’ gia’ detenuto per altri episodi delittuosi) 3 tre, tutti romeni, sottoposti all’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria. A capo dell’organizzazione c’era il romeno Anghel Niculae, attualmente ricercato. Era lui a scegliere gli obiettivi da colpire e a gestire le fasi successive del recupero della refurtiva, rame in particolare e del suo riciclaggio presso la sede della societa’ Global Fer srl ubicata a Chieti Scalo.
Nei confronti dei due fratelli che gestiscono l’attività della società, Gianni e Pierluigi D’Alessandro, sono scattati gli arresti domiciliari. Era proprio nella loro ditta che la gang stoccava grandi quantita’ di rame provento di furti perpetrati ai danni di aziende e campi fotovoltaici. Il sodalizio non disprezzava alcun obiettivo: nella notte tra il 6 e il 7 novembre scorsi era stato depredato il consorzio di bonifica sud di Lanciano dove erano stati asportati circa 4 quintali di rame. Ancora, la notte del 22 dicembre 2015 a farne le spese era stato il sito della Rai Way di Pescara dove sono ubicate le antenne che garantiscono le ricevibilità del segnale radiotelevisivo Rai e da dove vennero trafugati 640 metri di cavi di rame, subito scaricati presso la ditta dei fratelli D’Alessandro. Tra gli obiettivi dei furti di rame anche imprese edili e campi fotovoltaici attivi con danni spesso ingenti dai 30 mila ai 50 mila euro e con gravi ripercussioni sulle produzioni degli impianti di volta in volta depredati. L’indagine dei carabinieri era stata avviata dopo un furto subito dalla società catering “Vivenda Spa” che si occupa, tra le altre cose, della gestione delle mense scolastiche aquilane consumato nella notte dell’11 ottobre 2015. In questa occasione era stato rubato anche un autocarro munito di dispositivo di controllo satellitare che ha permesso la localizzazione del mezzo e il fermo del conducente, Mauris Adria Manghiuc (anche lui ancora ricercato) gravato da precedenti per i reati contro il patrimonio. A bordo del furgone, adibito al trasporto di derrate alimentari, sono stati sequestrati circa 400 chili di rame.
Per i furti agli sportelli bancomat venivano utilizzate per lo più donne del sodalizio o gli elementi più giovani della banda che utilizzavano il cosiddetto “crash trapping”. Si tratta di una tecnica per frodare gli utenti di bancomat e rubare loro il denaro: consiste nell’inserimento di un piccolo oggetto metallico (noto con il nome di ‘forchetta) nella fessura da cui fuoriescono le banconote, cosicché al momento della fuoriuscita del contante, in occasione del prelievo del cliente, il denaro resta bloccato dalla ‘forchetta’, nonostante sul monitor viene indicata l’operazione di prelievo come correttamente riuscita. Il cliente quindi si allontana credendo in un malfunzionamento dell’apparato e i malviventi ne approfittano per rimuovere l’oggetto metallico ed appropriarsi dei soldi rimasti incastrati nella feritoia.
Nove i furti del genere complessivamente documentati.
Fonte: AGI