Fratelli di sangue e d’avventura, Alberto e Daniele, anime dedite al calcio, schierate sulle due metà opposte del campo di gioco. Le mura di casa raccolgono i bisbigli e le confidenze di una vita passata a coltivare la stessa passione. A Roccavivi tutti conoscono i fratelli Di Girolamo: quei bimbi cresciuti lungo i vicoli di un paese in cui la domenica è dedicata al pallone e le donne si perdono dietro alle interminabili discussioni dei propri uomini. Mario, fratello maggiore, si è fatto un nome difendendo i pali del grande Sora di Archimede Morleo e Pasquale Luiso e oggi è la punta di diamante del Paterno di Fabio Iodice. Lorenzo, il piccolo di casa, segue le sue orme svolazzando sulla linea di porta della Virtus San Vincenzo e fa tesoro dei consigli preziosi dei suoi ‘mentori’ calcistici.
Alberto macina gol col suo Celano. Nonostante i problemi della vigilia di campionato, i biancazzurri sono ai piani alti della classifica e, domenica, contro il Luco di Daniele, andrà a caccia dei tre punti in palio per restare aggrappato alla vetta. «Anch’io – si è confidato Alberto – come mio fratello, ho cominciato la stagione a Luco. Mi sono allenato lì per qualche giorno, poi tra me e il mister c’è stata qualche incomprensione e sono andato via. Dopo è arrivata la chiamata del Celano e, oggi, sono felice di vestire la maglia di una società così importante».
Quella chiamata,in realtà, a poche settimane dall’inizio del campionato, era indirizzata ad entrambi. Daniele, però, non ha mai pensato di cambiare fronte: a Luco ha trovato una tifoseria calorosa, uno spogliatoio amico e l’amore di Maria Chiara.
«Sono uno che si adatta facilmente – ha detto imbarazzato Daniele – ho capito subito che questo per me era l’ambiente giusto. A distanza di due anni io e Alberto ci ritroveremo a giocare contro. Due stagioni fa eravamo insieme al Cerchio, l’anno scorso invece a Sulmona. Domenica saremo l’uno di fronte l’altro, potete immaginare che aria tiri in questi giorni dentro casa, ci sfottiamo alla grande». La presa in giro è sana e affettuosa, non c’è partita o astio calcistico che possano spezzare l’affiatamento tra i fratelli Di Girolamo, e se chiedete ai due chi sia il più forte, la risposta è la stessa da entrambi: «Forse lui, però ce la giochiamo».
«Sin da piccolo – ha continuato Alberto – non ho mai avuto modelli di riferimento. Solo recentemente ho scoperto una grande stima nei confronti di Stephan El Shaarawy, più che altro perché abbiamo la stessa posizione in campo. Il mio vero unico esempio è sempre stato mio fratello Mario, e credo di poter parlare anche per Daniele».
«Sono assolutamente d’accordo – ha confermato l’esterno d’attacco classe ’89 – Mario ha cominciato come professionista in serie C, ma lo è rimasto nell’atteggiamento e, oggi, lo è ancora di più. E’ una grande persona prima ancora che un grande portiere. Ha un forte senso di responsabilità, è serio e rispettoso; si è creato una famiglia a vent’anni e i valori per lui sono alla base di ogni cosa».
Uniti e complici nella vita, stesse abitudini, stessi amici e stesso punto debole: i piatti della cucina nostrana di mamma Aurelia. Sul rettangolo di gioco ci sarà spazio a sufficienza per entrambi, ma la gloria, al termine dei novanta minuti, potrebbe essere di uno solo. Si conoscono nelle qualità quanto nei difetti, stessi tratti del viso e stesso fisico asciutto, palla al piede però, sono due personalità all’estremo.
«Ad Alberto prenderei volentieri qualche centimetro. E’ parecchio agitato sul campo – ha continuato Daniele – io sono molto più pacato, ma sottoporta lui è un cecchino. Io mangio un sacco di gol, vorrei avere il suo fiuto d’attacco. Spero di rifarmi già domenica contro il Celano, ci tengo però a fargli l‘in bocca al lupo». Alberto sorride e risponde: «Riconosco di essere abbastanza focoso sul campo. Lui è pace e amore, il ritratto dell’educazione. Devo dire però, a mio vantaggio, che quest’anno sono decisamente migliorato. Da inizio campionato, in otto partite, non ho ancora preso neppure un giallo. È abbastanza strano, lo riconosco, sono uno dal cartellino facile. In questo dovrei imparare qualcosa da mio fratello. Gli dò appuntamento sul terreno di gioco: non vedo l’ora».
Alla fine, a vincere, sarà uno soltanto. Il perdente non demorda, ci sarà sempre tempo per la rivincita.