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Allagamenti, perché sulla costa teramana e pescarese?

Forum H2O: "Altro che pulire i tombini (che pure si deve fare), il problema è il consumo di suolo. La ricetta? Stop assoluto a nuove strade e edifici su suoli liberi, liberare in maniera capillare dove possibile il suolo da asfalto e cemento"

COMUNICATO STAMPA
Esiste una regola fondamentale in idrologia: più copro di cemento un territorio, meno acqua si infiltra nel terreno (sottraendola al ruscellamento superficiale), più velocemente scende a valle. Il risultato è avere un picco di deflusso più alto e più ravvicinato all’evento piovoso.
I centri costieri del teramano e del pescarese hanno le colline alle spalle, in larga parte cementificate anch’esse.
L’acqua scorre sulle superfici impermeabili, acquista velocità e rapidamente arriva in un piano dove:
1) i canali sono stati tutti o interrati (per costruirci sopra) o, i principali, tombati sotto una soletta di cemento, riducendo la sezione di deflusso;
2) la quota rispetto al mare è quasi nulla, per cui il defluire dell’acqua ha ovviamente limiti naturali.
Ieri, leggendo i dati dei pluviometri, a Pescara e Alba Adriatica, per fare un esempio, in poche decine di minuti sono piovuti 66 litri a mq (sì, 66 litri per ogni mq), una quantità di acqua enorme.
Per dire, solo a Pescara, considerando la superficie del territorio comunale e ritenendo uniforme la distribuzione delle precipitazioni su di esso, si superano i 2 milioni di mc di acqua caduta al suolo (per la precisione 2,244 milioni di mc). Una quarto del volume d’invaso della Diga di Penne, per intenderci.
Pensare di risolvere il problema pulendo i tombini (che pure va fatto) fa sorridere amaramente visto che ci sono immagini dell’acqua che usciva proprio dai tombini invadendo le strade, perché con ogni evidenza le fognature stavano ricevendo più acqua di quella che riuscivano a smaltire.
Nessun normale sistema fognario o di drenaggio delle acque nelle condizioni sopra descritte di copertura del suolo e di accumulo di precipitazioni in un così breve lasso di tempo è capace di smaltire un tale volume di acqua che quindi non può che ristagnare.
D’altro lato le zone costiere naturali sono spesso paludose.
Noi abbiamo costruito tantissimo (a Pescara siamo oltre il 50% di consumo di suolo; ad Alba circa il 30%, contro una media nazionale del 7%….), sia nelle zone collinari, dove l’acqua si dovrebbe infiltrare, sia nella parte pianeggiante che la riceve.
Non solo con la crisi climatica questi eventi stanno diventando sempre più frequenti ed estremi, ma per i comuni costieri vi è un ulteriore problema: l’innalzamento del livello medio marino determina una maggiore inefficienza del sistema fognario a scaricare a mare e in generale una maggiore tendenza al ristagno dell’acqua, perché anche il residuo reticolo idrografico (cioè fossi ecc.) avrà minore propensione al deflusso.
Nonostante questa situazione si continua a costruire come se non ci fosse un domani. Per dire, a Roseto sono previste nuove colate di cemento, a Silvi si programmano nuove grandi strade a discapito della campagna, a Pescara il comune si impegna a fare silos parcheggi e sede della regione invece che un parco in pieno centro dove aumentare la superficie permeabile dovrebbe essere un imperativo.
La mitigazione di questi problemi e l’adattamento alla crisi climatica passano, a mero titolo di esempio, per:
-azzeramento immediato delle previsioni di occupazione del suolo nei Piani regolatori;
-rinaturalizzazione spinta e capillare ovunque e comunque possibile, promuovendo la rimozione di asfalto e cemento;
-piantare quanti più alberi possibile;
-realizzare opere infrastrutturali quali vasche, sistemi di pompaggio ecc cercando di migliorare il sistema fognario;
-riaprire il più possibile fossi ecc aumentandone la sezione di deflusso e rinaturalizzandoli togliendo il cemento che spesso caratterizza il loro alveo a causa di scriteriati interventi del passato.

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