“Con la nuova programmazione della Politica Agricola Comune (Pac) 2023-27 hanno deciso di condannare a morte la pastorizia abruzzese, umbra e marchigiana e di mettere, definitivamente, la parola fine a centinaia di anni di storia, una storia che affonda le sue radici nelle nostre tradizioni, nelle nostre montagne, che rischiano ancora di più lo spopolamento, e nella nostra cultura”.
A sostenerlo è Battista Caterini, allevatore di 55 anni di Macchia da Sole e assessore del Comune di Valle Castellana.
“Leggendo attentamente il Piano strategico nazionale-Psn della Pac 2023-2027 – osserva in una nota – si scopre infatti come, il nostro settore, non figuri tra quelli rientranti nell’ecoschema per il pagamento del premio per il benessere animale e la riduzione degli antibiotici, con specifico riferimento agli allevamenti che si impegnano al rispetto degli obblighi specifici nel settore del benessere animale e praticano il pascolamento o allevamento semibrado. L’intervento con cui intendono privilegiare gli allevamenti zootecnici che praticano il pascolamento o l’allevamento semibrado è, al momento, riservato solo ai bovini da latte e da carne ed ai suini, lasciando appunto fuori il comparto ovicaprino che è molto forte in Abruzzo, ma che viene considerato da queste persone non utile al raggiungimento degli obiettivi ambientali della Pac. Una scelta scellerata che facciamo francamente fatica a comprendere”.
“Infatti, se a fare certe leggi non fossero persone che vengono da questo settore e non i soliti burocrati che lavorano dietro una scrivania – spiega – saprebbero che proprio il pascolamento, invece, conferisce sia alle carni che al latte ovicaprini, e conseguentemente alle produzioni lattiero-casearie, caratteristiche qualitative molto apprezzate dal mercato nazionale ed estero. Non a caso sono registrati in Italia ben 3 Igp relative alle carni di agnello e 11 dop per i formaggi ovini e caprini”.