Per l’alluvione di Senigallia (Ancona) del 3 maggio 2014, il gup di L’Aquila Marco Billi ha rinviato a giudizio tutti gli otto imputati per inondazione colposa, l’unico reato che non si è prescritto nel tira e molla giudiziario: il procedimento passò da Ancona alla giurisdizione abruzzese perché un magistrato figurava tra i danneggiati della piena del Misa che devastò la città e il suo hinterland.
Saranno a processo due ex sindaci di Senigallia, Maurizio Mangialardi, ora vice presidente del Consiglio regionale, e Luana Angeloni, il comandante dei vigili urbani Flavio Brunaccioni, Gianni Roccato dell’ufficio tecnico del Comune, l’ex dirigente della Provincia Massimo Sbriscia, il presidente dell’Autorità di bacino Mario Smargiasso, l’ingegnere Alessandro Mancinelli, consulente del Comune e Libero Principi, funzionario Lavori pubblici della Regione.
La prima udienza al tribunale dell’Aquila, si legge sull’Ansa, è stata fissata per il 10 ottobre prossimo.
Il gup ha deciso oggi dopo un’udienza fiume durata di otto ore e nella quale hanno concluso le loro arringhe gli avvocati di difesa.
Estromessi come responsabili civili (chiamati in causa dalle parti civili) la presidenza del Consiglio dei Ministri e il ministero degli Interni perché la Prefettura (organo di governo sul territorio) non risulta tra gli imputati.
Ammessi come responsabili civili il Comune di Senigallia, la Provincia di Ancona e la Regione Marche.
Inizialmente i capi di accusa erano più numerosi, erano contestati a vario titolo l’omicidio colposo, le lesioni, l’omissione di atti di ufficio e il falso ma si sono prescritti.
L’inondazione colposa si prescriverà nel 2029.
Il 3 maggio 2014, acqua e fango dal fiume Misa si riversarono sulle strade, nelle case, in aziende, causando quattro morti (non tutti nell’immediatezza dei fatti) e ingentissimi danni. A otto anni di distanza, il 15 settembre 2022, Senigallia e l’hinterland furono ancora una volta colpiti duramente da un’altra alluvione e ci sono due procedimenti penali in corso.