Oggi anche l’aspetto marsicano dell’Abruzzo si sveglia, capriccioso ed assonnato, sotto una luce diversa. Fuori, il grigio quasi invernale ha già assopito i raggi del sole, ma poco importa. Oggi, 25 novembre, c’è solo un castello di carte che val la pena di tenere eretto in piedi: quello delle donne da proteggere, da rispettare, da far innamorare e da non odiare mai, fino alla morte. Oggi, ogni Comune d’Italia e non solo ha scelto di dedicare un pezzo robusto della propria giornata istituzionale ad una ricorrenza che nacque proprio in occasione del 25 novembre del 1999, allorquando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite decise di testimoniare, in questo modo, la brutalità della cattura, della tortura e dell’uccisione di tre donne – Patria, Minerva e Maria Mirabal, ossia le “Mariposas”, le Farfalle – da parte degli agenti del servizio di informazione militare del regime di Rafael Leònidas Trujillo, dittatore che governò la Repubblica Dominicana. Venne creata, allora, la Giornata mondiale contro gli abusi sull’universo femminile. Il paese di Trasacco, dal canto suo, ha acceso già una luce diversa nel buio psicologico e fisico, attraverso la realizzazione di un cartellone enorme – e parlante – posto proprio all’ingresso del paese. Stop. Così recita la vela, 6 metri per 3 circa.
Non servono, in fondo e di fatti, troppe parole quando si decide di sposare una giusta causa. Come quella di oggi, che nutre in sé il seme di un’intelligenza matura e profonda, nonché corretta, del concetto di amore che, in molte situazioni odierne, ancora è lontana dall’avverarsi. Quest’anno, ricorrono regionalmente ed esattamente i 10 anni dalla nascita della Legge sulla violenza di genere, per esattezza la numero 31 del 2006. «Anche per questo 2017, segnato già e purtroppo dal sangue nero di qualche Femminicidio, – afferma il sindaco di Trasacco, Mario Quaglieri – la squadra amministrativa del Comune non si è tirata indietro nel voler imprimere, ancora una volta, alle persone che qui abitano e vivono, la spinta verso il progresso civile e sociale. Perché di questo, in fondo, si tratta. – spiega il sindaco – Si tratta, cioè, di dare una marcia diversa al rapporto uomo-donna, di avvolgere, cioè, la donna, con un mantello di valori, onori e ideali che ella merita. L’Amministrazione comunale, per il terzo triennio di fila, infatti e a tal proposito, ha adottato, in sede di Consiglio Comunale, il Piano Triennale delle Azioni Positive, così come previsto dall’articolo 48 del Decreto Legislativo 198/2006, mirante a promuovere tra i vari obiettivi, anche la cultura di genere all’interno dell’ambiente di lavoro, come strumento di grande valore che tutela i lavoratori. Non si dimentichi, di fatti, – dichiara, infine, il sindaco – che tra le violenze subite, esiste anche quella verbale, soprattutto negli ambienti lavorativi. Questa Amministrazione, a fronte di ciò, sempre sensibile nei confronti di queste tematiche, sviluppa e svilupperà azioni concrete proprio per sottolineare la tutela del rispetto e della parità di genere, puntando a rinverdire, quindi, il messaggio mondiale di difesa nei confronti dell’essere umano».
Si aggiunge al monito di questa mattina del primo cittadino, anche quello, che gli fa da eco, dell’assessore trasaccano delegato alle Pari Opportunità, ossia Rosa Del Roscio. «Vorrei – dice – imprimere importanza, in occasione di questa Giornata mondiale, anche al ricordo della Convenzione di Istanbul, una carta fondamentale del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, la quale ha affermato, al suo interno, tra le linee guida programmatiche atte a promuovere la parità di genere, quella relativa all’educazione, ossia di far partire la marcia dell’uguaglianza dal basso, a cominciare dalle scuole di ogni ordine e grado, dove è possibile, fin da piccolissimi, imparare ad instaurare una forma mentis corretta e priva di pregiudizi nei confronti della parità di genere, del rispetto verso l’altro e del rispetto delle diversità, con regole semplici di base».
E allora si eviti di stare zitti. Si eviti di non proferire verbo di fronte agli abusi. Perché, anche se sembra banale o ripetitivo, serve. Parlare serve a tenere allenata la mente sulle assurdità del mondo e a concepirle come tali. Assurdità che, spesse volte, accadono e riaccadono, perché si perde la bussola o semplicemente perché non si sa più che cosa significhi il verbo amare, un verbo, questo, che, nella realtà vera e autentica delle cose, non nasconde in sé nemmeno un briciolo piccolissimo di violenza.