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Armi, coltelli ed aggressioni nelle strutture sanitarie

"Gli operatori sanitari, allo stato attuale, rischiano la vita ogni giorno: parole  e provvedimenti inefficaci devono lasciare spazio ad azioni concrete e durature"

COMUNICATO STAMPA

«Siamo entrati nella drammatica era dei coltelli e delle armi, che entrano indisturbate nelle strutture sanitarie, con le aggressioni brutali e sfrenate che scatenano il terrore nei pronto soccorsi e nei reparti ospedalieri senza alcun ostacolo. 

L’ultimo caso di Cittadella, con un paziente psichiatrico che ferisce a coltellate personale sanitario e carabinieri, rappresenta l’ennesima dimostrazione che le misure attuali sono davvero inefficaci. 

L’attacco all’infermiera a Meldola, Forlì, di pochi giorni fa, ferita gravemente al collo e alle mani con un’arma da taglio, così come le martellate agli operatori dell’ambulanza di Vallo della Lucania e i recenti morsi subiti dai professionisti del 118 a Firenze, dipingono un quadro a dir poco spaventoso.

Per non parlare poi di ospedali come il San Leonardo di Castellammare, con un bacino di utenza abnorme, dove non esiste giorno in cui non esplodano tensioni nel pronto soccorso e dove, incredibilmente, non esiste un presidio di agenti h24.

Lo afferma Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

«Le strutture sanitarie sono diventate un porto franco dove il pericolo è all’ordine del giorno. Misure punitive e arresti in flagranza di reato non bastano ad evitare questo sfacelo: sono solo palliativi, fumo negli occhi per la collettività. 

Serve un cambio di rotta immediato e radicale», prosegue De Palma. 

«Non è accettabile che negli ospedali cittadini, specie quelli con grandi flussi di pazienti, manchi la presenza costante delle forze dell’ordine, che possano agire da deterrente sin dalle prime avvisaglie di rabbia e frustrazione dei pazienti e dei loro parenti».

«È ora di rilanciare un piano concreto per la sicurezza da parte del Viminale, con un aumento fattuale dei presidi di forze dell’ordine nelle strutture più a rischio, e se il problema è la mancanza di personale, allora si ricorra all’esercito! Cosa si aspetta ancora?».

«Gli operatori sanitari, allo stato attuale, rischiano la vita ogni giorno: parole  e provvedimenti inefficaci devono lasciare spazio ad azioni concrete e durature», conclude De Palma.

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