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“Arte Suoni Colori” l’associazione nata per combattere la malattia

Stefania festeggia 20 anni dell'associazione fondata per avvicinare i bambini a pittura, scultura, musica e artigianato

L’arte come energia e passione, ma anche come medicina e cura per l’anima, se sei affetto da una rara malattia genetica come la Sindrome di Marfan, che colpisce il tessuto connettivo con sintomi di tipo cardiovascolare, polmonare, muscolo-scheletrico e oculare.

All’arte è grata Stefania che a 24 anni scopre la malattia e dopo due interventi chirurgici, che in dieci anni le salvano la vita, fonda un’associazione per avvicinare i bambini a pittura, scultura, musica e artigianato.

L’associazione si chiama ‘Arte Suoni Colori’, nasce nell’estate 2003 a Rosciano (Pescara) e festeggia quindi 20 anni. Stefania Silvidii ha sempre lo stesso entusiasmo, non nasconde che la malattia non le lascia tregua, ma è tanta la soddisfazione di aver coordinato, in questi vent’anni, insieme a una settantina di artisti, circa 600 laboratori ai quali hanno partecipato 3400 bimbi di una trentina di comuni dell’Abruzzo interno a rischio spopolamento.

A 24 anni ebbi una dissezione del tratto ascendente dell’aorta. In 12 ore fui trasferita in aereo a Marsiglia dove un’équipe di medici meravigliosi, tra cui il carismatico Jean Pierre Bex, mi aspettava per operarmi d’urgenza – racconta – affrontai poi tre importanti interventi agli occhi, operata dal professor Michele Marullo. Qualche anno dopo, dissezione del tratto toracico dell’aorta. Rimasi in rianimazione un mese, un altro mese in ospedale”.

“Quando tornai a casa a Villa Oliveti, la frazione di Rosciano dove vivo, creai l’associazione. Dopo altri dodici anni nuova rottura dell’aorta toracica, due interventi in una settimana a Chieti, poi in Belgio, operata dal dottor Raphael De Guest”.

Da allora, una lunga convalescenza e l’inizio della riabilitazione, ormai divenuta quotidiana, ma i periodi trascorsi in ospedale non hanno mai bloccato le attività dell’associazione né smorzato la forza di Stefania.

“Ricordo, ad esempio, gli otto mesi di riabilitazione al S.Stefano di Porto Potenza Picena nel 2015. Proposi alla direzione di allestire laboratori con altri pazienti; noi, tutti in carrozzina, realizzammo con tempere opere su pannelli di carta cotone” poi utilizzate per decorare la struttura.

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