Mentre si rincorrono notizie sull’attacco hacker della Asl che vedrebbero circolare in rete anche nomi dei bambini con problemi dell’apprendimento in trattamento psicologico e di logopedia dei distretti sanitari dell’Aquilano, parte sul web la protesta per chiedere maggiore trasparenza sulla gestione del caso da parte dei vertici cittadini e regionali.
Vari cittadini hanno pubblicato sul proprio profilo Facebook una foto con un cartello raffigurante lo slogan “Parlateci della Asl”, di rimando a quel “Parlateci di Bibbiano” divenuto virale quando esplose l’inchiesta “Angeli e Demoni” sui presunti illeciti nella gestione dell’affidamento di minori nel comune emiliano.
Ciascun post è accompagnato dall’hashtag #Troppogravepertacere.
Ad avviare l’iniziativa anche alcuni esponenti riconducibili al centrosinistra cittadino. “Ho scelto di aderire con convinzione alla campagna – scrive il ricercatore Riccardo Persio -. Quando sono in gioco la salute e la sicurezza delle persone le opinioni politiche devono venir meno, siamo in emergenza, eppure chi ci governa continua a far finta di nulla. È arrivato il momento di accantonare la visione dell’Aquila come set cinematografico e di iniziare a battersi ed alzare la voce per difendere i nostri diritti”.
I consiglieri del Movimento 5 stelle, più volte intervenuti sulla vicenda hanno definito “fallimentare” la gestione della crisi. “Quello che viene da chiedersi leggendo le dichiarazioni legate all’attacco criminale – si legge nella nota a firma di Francesco Taglieri, Giorgio Fedele, Pietro Smargiassi, Domenico Pettinari e Barbara Stella – e perché questa Giunta, a distanza di dieci giorni dal blocco dei sistemi dovuto all’hackeraggio, non sia stata in grado di organizzare una riunione tra Giunta e Consiglio per rendere edotto tutto l’organo legislativo abruzzese sullo stato delle cose e sull’entità del danno. È vergognoso che il Consiglio regionale debba avere le informazioni dalla Giunta esclusivamente a mezzo stampa, o peggio, rimanere in balia delle dichiarazioni di un gruppo di criminali informatici senza sapere se siano veritiere o meno”.