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Aumentano infortuni sul lavoro in Abruzzo

Dati Cgil: Sono 1.491 i casi totali. Aumento in Provincia dell’Aquila è pari al 222,5%

I dati sulle denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 aggiornato al 30 novembre, per quello che riguarda l’Abruzzo, confermano la portata dell’epidemia che ha investito la nostra regione.

È quanto emerge da alcuni dati forniti dalla Cgil Abruzzo.

Nello specifico sono stati denunciati 1491 infortuni.

Il dato che colpisce in maniera immediata è che rispetto alla rilevazione della variazione ottobre – novembre l’aumento dei casi in Provincia dell’Aquila è pari al 222,5%, attestandosi ad un totale di 287 casi. Rimane fortunatamente stabile a 12 (8 a Pescara, 2 a Chieti e Teramo e nessuno a L’Aquila), invece, il numero dei decessi a seguito di contagi avvenuti sul posto di lavoro.

Considerato che il 75,3% delle denunce riguarda il settore “Sanità e assistenza sociale” è chiara la misura del sacrificio di medici, infermieri, tecnici, operatori socio sanitari ed amministrativi, in alcuni casi precari, che hanno generosamente prestato la propria opera al servizio della comunità.

Ovviamente in ambiente sanitario ci si ammala diffusamente anche in misura proporzionale a quello che accade nella società ed il numero dei casi registrati in Provincia dell’Aquila non è affatto indifferente, se è vero che un cittadino su 30 ha contratto il virus.

Resta da capire se questa vicenda potesse essere o meno ridimensionata, visto che nella prima ondata della pandemia i numeri del contagio erano piuttosto contenuti.

C’è un altro aspetto da considerare ovvero i casi di mancata denuncia. Molto spesso è capitato di incontrare dei lavoratori e lavoratrici, a cui è stata imposta la malattia piuttosto che l’infortunio per via di un orientamento anche culturale verso la gestione del contagio.

È vero che a L’Aquila, come riportato dal rilevamento INAIL, non ci sono stati decessi fra coloro che hanno denunciato l’infortunio, ma non è altrettanto vero che non ci siano stati dei decessi causati dal Covid.

Resta da capire quale possa essere un eventuale danno differenziale a causa del contagio, per cui come organizzazione abbiamo cercato di favorire la denuncia di infortunio e la consapevolezza nei lavoratori che un’accortezza di troppo nei confronti del datore di lavoro potrebbe poi rivelarsi una tutela mancata per il futuro, a fronte di possibili conseguenze su cui non esiste ancora letteratura scientifica.

Il fatto che sul totale dei casi l’incidenza dell’industria manufatturiera e del settore “Attività di servizi e di alloggio e ristorazione” sia pari all’1.6% del totale evidenzia una criticità importante dal punto di vista della tutela individuale dei lavoratori, che pure sono esposti al contagio diretto sul posto di lavoro.

Oggi si parla di un terza ondata di tipo pandemico e la nebulosità dell’iniziativa di gestione in provincia dell’Aquila preoccupa perché se questi sono i numeri, a fronte della carenza di personale sanitario, un aumento dei contagi potrebbe significare il corto circuito dell’organizzazione sanitaria.

Su questo aspetto – concludono – manifestiamo una certa preoccupazione ed anche per questo motivo portiamo avanti una mobilitazione a difesa della sanità pubblica della provincia dell’Aquila, sempre dalla parte di chi soffre.

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