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Autoparco L’Aquila, Romano: “Disastro gara pubblica”

Capogruppo di Italia Viva: "Le chiavi di apertura della gara non hanno funzionato", "si prevedono diffide da parte dei partecipanti alla gara che non vedranno garantiti i loro diritti"

Ancora un “pasticcio” per l’amministrazione comunale dell’Aquila, guidata dal sindaco Pierluigi Biondi: al centro della polemica resta la gara del primo lotto della Sede unica – autoparco comunale. Le chiavi di apertura della gara, infatti, non hanno funzionato ed “è chiaro che si prevedono diffide da parte dei partecipanti alla gara che non vedranno garantiti i loro diritti”.

La denuncia, ancora una volta, arriva da Paolo Romano, capogruppo di Italia Viva in Consiglio comunale, che sottolinea anche “come è chiaro che ogni volta che questa amministrazione approccia ad una procedura di gara pubblica combina un disastro“.

“Dopo la feroce bacchettata sulla gara di Piazza D’Armi da parte dell’Autorità nazionale di Anticorruzione e dopo la figuraccia sul polo scolastico Gignano-Sant’Elia-Torretta la cui procedura deve essere rifatta da capo, si profilano altri guai all’orizzonte per l’amministrazione – spiega in una nota Romano – Già dieci giorni fa ebbi modo di denunciare il pasticcio dovuto alle cosiddette chiavi di apertura delle offerte presentate e avvenuto in sede di apertura delle buste relative alla gara del primo lotto della Sede unica – autoparco comunale”.

“Si parla di 14 milioni di euro di importo lavori e di circa 250 mila euro di spese di gara – tuona il consigliere – Ricordo che le chiavi di apertura sono uno strumento crittografico il cui utilizzo consente di rendere il processo più sicuro, nel pieno rispetto dei principi di segretezza, trasparenza, correttezza e inviolabilità dell’offerta e possono essere utilizzate, all’interno del procedimento digitale della gara, solo in uno specifico lasso temporale per non incorrere nell’invalidazione del procedimento”.

“Ebbene dopo ben 20 giorni dalla gara dove le chiavi di apertura non hanno funzionato, si legge sul sito apposito (concorsiawn.it) che non solo nulla è stato invalidato come richiederebbe la prassi, ma che viene richiesto ai 5 finalisti di inviare via pec, in forma non criptata, una cartella contenente la documentazione amministrativa già inviata, così da riuscire a individuare il vincitore”, spiega ancora.

Le conseguenze che si genereranno sono molteplici secondo Romano: “Una su tutte riguarda la potenziale violazione delle norme del codice degli appalti e del bando lex specialis che questa procedura non garantirebbe; inoltre si profila l’impossibilità da parte dell’amministrazione di verificare senza ombra di dubbio la corrispondenza tra la documentazione amministrativa trasmessa a suo tempo sul portale e quella da trasmettere via pec, così come la corrispondenza del raggruppamento dei tecnici trasmesso durante la procedura di gara con quello da trasmettere via pec”, conclude.

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Redazione IMN