“E’ arrivato il momento di collaborare. Fino ad ora ogni società di Eccellenza ha perseguito la sua strada, giustamente con le modalità e i referenti ritenuti più opportuni, tuttavia bisogna aggiungere adesso l’unità di intenti. Sono chiari le differenze regionali e gli interessi di parte, ma senza una ripartenza rimangono privi di conseguenze concrete”. A parlare è il patron biancoverde Gianni Paris, a fronte dell’immobilismo attuale dei Campionati di Calcio. Il presidente parla di abbandono, di non egualità di trattamento.
“Da oltre due mesi le società di Eccellenza sono state abbandonate da tutti, nessuno si azzardi ad affermare il contrario. Non è dato sapere se ci sia un obiettivo prefissato o semplicemente si improvvisi, malcostume purtroppo tipico del nostro Paese, fatto sta che non vediamo alcun rispetto nei confronti delle nostre attività“, afferma in una nota stampa ufficiale.
“Siamo ripartiti con tanto entusiasmo dopo la chiusura anticipata della scorsa primavera, mentre in federazione non hanno scritto una riga di programmazione preventiva e di nuovo impreparati al cospetto di un virus che gli esperti avevano preannunciato ampiamente alla fine della bella stagione estiva. Certo, anche il governo ha peccato ugualmente ma non è un’attenuante o peggio una giustificazione. E sarà presente anche il prossimo autunno, questo già in risposta a qualche addetto ai lavori che pensa a settembre come nuova frontiera. Basta prendere in giro chi si impegna per il proprio territorio”.
“I problemi si affrontano, non si procrastina a tempo indeterminato sperando svaniscano o si attenuino sensibilmente. Oggi abbiamo gli strumenti per farlo, lo vediamo applicato in altri campionati italiani e all’estero dove non gioca solo una categoria dilettantistica, contrariamente a noi. Non c’è una singola persona che faccia notare la divergenza con altri paesi europei dove i nostri omologhi vanno in campo, compresi sedicenti giornalisti, nessuno va a leggere i protocolli. E’ un’indecenza tutto ciò, sulla nostra pelle per la seconda volta. Il calcio è un’attività importante come tutte le altre e merita rispetto. L’obolo del ministro Spadafora, mensilmente ostentato in maniera greve (e si indispettisce quando qualcuno osa proferire una critica invece che prostrarsi deferente), è la dimostrazione di una cultura malata che si annida nei meandri del Paese: pagare i cittadini e lavoratori per renderli apatici al fare, poiché considerato non indispensabile, invece che sostenere le rispettive attività di grande rilevanza sul territorio. Elargire soldi a pioggia, peraltro abbondano storie di abusi e truffe, piuttosto che sostenere la ripartenza in sicurezza spendendo meno; ecco il modus operandi deprecabile che umilia lo sport: meglio tenere sussidiati inattivi e non ripartire anche grazie ai tamponi, come nei lavori mai interrotti dove non è possibile mantenere la distanza, infatti certe società stanno sottoponendo i tesserati a test a proprie spese per allenarsi in sicurezza. In Serie D è uscito un contributo a fondo perduto di 6.000 euro per spese di prevenzione covid”, aggiunge ancora.
“La situazione in Italia è inaccettabile e non c’entra quasi nulla l’ormai celebre curva dei contagi, invero è frutto di errori e inerzia umani a cui bisogna porre rimedio prima di essere travolti dagli eventi più di quanto già non avvenuto a nostro discapito.
Guai ad assecondare la presunta pochezza economica di taluni investitori, sia perchè si produrrebbe un precedente pericoloso con effetti nefasti, sia perchè sappiamo tutti perfettamente che ogni stagione tante società iscritte ad ogni livello hanno problemi sistematici, non è una novità contingente emersa con il covid. Abbiamo già vissuto crisi economiche imponenti, non per questo i campionati sono finiti in soffitta, anzi ha aiutato ad allontanare proprietà poco solide dal calcio. Purtroppo per certi individui il calcio è un passatempo e sovente neanche al primo posto nelle attività dopolavoristiche, ergo la sospensione frettolosa ha fatto subito accarezzare un ideale risparmio e sono pronti ad ostacolare gli altri più strutturati”.
“I nemici dello sport sono anche tra noi, non solo all’esterno. Le soluzioni tecniche ci sono e si pianificano in seguito, prima bisogna dare un input chiaro per la ripartenza a breve. In Serie D hanno votato a fine ottobre, noi non siamo degni di considerazione similare per la federazione nazionale e dobbiamo trovare una via alternativa. Doveroso aggiungere che proprio in Serie D si continua a giocare senza un regolamento definitivo, probabilmente più di qualche club spera nel nostro stop definitivo per beneficiare di un blocco di retrocessioni sebbene manchi coraggio nel dichiararlo in pubblico. Temo non siano d’accordo i calciatori che verrebbero accompagnati alla porta un minuto dopo l’ufficializzazione del blocco retrocessioni, deve essere grandioso non prendere soldi fino a settembre, per non parlare di come falseranno la corsa promozione tra chi ha già affrontato certe squadre di medio-bassa classifica e chi invece no”.
“Così hanno ridotto lo sport dilettantistico: mors tua vita mea. In altre discipline invece si uniscono nelle difficoltà, come abbiamo appreso dalla federazione di pallacanestro che nella scorsa settimana ha chiesto ed ottenuto dal CONI l’inclusione dei tornei regionali nella lista di manifestazioni di “interesse nazionale”; in questo modo i nostri colleghi potranno tornare ad allenarsi e a disputare campionati, senza dover attendere il via di libera regionale da ministeri gestiti da pavidi incompetenti. Cosa aspettano LND e FIGC a seguire questa strada? Continuano a tacere colpevolmente, si illudono di scaricare la propria responsabilità sulla politica come se fossero diversi da loro. Uniamoci per il lavoro e la passione che ci mettiamo ogni giorno”, questa la conclusione.