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Avezzano: Messa chiusura Anno Giubilare

Il 28 dicembre in Cattedrale

Il santo padre, Papa Leone, nella solennità dell’Epifania del Signore 2026, in Roma, chiuderà la Porta Santa di San Pietro: rito che segnerà, ufficialmente, la chiusura dell’Anno giubilare. Il rito di chiusura nelle singole diocesi invece si svolgerà nella Festa della santa famiglia, il 28 dicembre. Ad Avezzano il rito, presieduto dal vescovo Giovanni Massaro, si celebrerà con la Santa Messa solenne di ringraziamento, in Cattedrale, alle 17. Alla celebrazione prenderanno parte le autorità civili e militari della Marsica.
Il presule durante la Messa consegnerà anche il Sussidio per l’Anno pastorale 2025-2026, un opuscolo redatto dal vescovo insieme all’equipe sinodale e al comitato di presidenza del consiglio pastorale diocesano, che fornirà orizzonti e spunti utili per orientare il lavoro delle parrocchie e delle realtà ecclesiali, per continuare a far germogliare i frutti del cammino sinodale di questi anni. Un altro momento speciale, promosso dalla pastorale familiare diocesana, che caratterizzerà la celebrazione eucaristica del 28 dicembre, per celebrare idealmente la famiglia sull’esempio di quella di Nazareth, sarà la benedizione di tutte le coppie che hanno celebrato l’anniversario di Matrimonio nel 2025: nel 1° anno, nel 25°, nel 50° e da lì a seguire.
Un anno di grazia, nel segno della speranza, quello che ha vissuto la Chiesa marsicana. «In questi mesi abbiamo vissuto diversi giubilei diocesani – ha detto il vescovo Giovanni – quello con i religiosi, che testimoniano la bellezza della consacrazione; con gli ammalati, che portano nel corpo le ferite del Crocifisso e la forza della resurrezione; con gli sportivi, con i ragazzi e i giovani, con gli amministratori, con il mondo delle aggregazioni laicali, con gli insegnanti di religione, con le confraternite, con le corali: ognuno ha portato la sua storia, il suo volto, le sue attese. In ognuno di questi incontri, ho visto segni di speranza». «Nella mia ultima lettera pastorale – ha ricordato il vescovo nell’omelia pronunciata in San Pietro in occasione del pellegrinaggio giubilare del 4 settembre – ho indicato alcuni segni di speranza da vivere per la nostra Chiesa: essere vicini alle ferite di tante famiglie, fare delle nostre comunità luoghi in cui si sperimenta la comunione e l’unione con Dio e tra noi, trasmettere con entusiasmo, soprattutto alle nuove generazioni, la bellezza del Vangelo e soprattutto fare esperienza della misericordia di Dio». «Sentiamoci inviati a portare speranza nei nostri ambienti quotidiani – ha ricordato poi il presule – perché il Giubileo continua nelle nostre parrocchie, nelle famiglie, nel lavoro, in ogni relazione», per essere «capaci di perdonare, di servire, di amare».

Comunicato stampa

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