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Avezzano, pensionamento forzoso docenti: giudice condanna il Ministero per discriminazione di genere

Da qualche giorno è stata pubblicata una clamorosa sentenza dal Tribunale di Avezzano che giudica discriminatorio il pensionamento di 2 docenti marsicane pensionate d’ufficio a 65 anni anziché a 66 anni e 3 mesi, in base all’innalzamento della pensione di vecchiaia determinato dalla riforma Fornero. La sentenza, prima in Italia, porta la firma del Giudice, dottoressa Giulia Sorrentino, e riguarda una docente della scuola primaria Mazzini e una della media di Capistrello.  Le due docenti, avendo una bassa anzianità, avevano chiesto di permanere in servizio altri due anni e la scuola aveva concesso la proroga biennale, ma, a giugno 2014, il governo Renzi approvava un decreto-legge con cui, per svecchiare la P.A., cancellava la norma che consentiva tale proroga, sicché quest’ultima veniva immediatamente revocata ad entrambe. Gli avvocati delle due docenti, Salvatore Braghini e Renzo Lancia (dell’ufficio legale UIL scuola), presentavano ricorso sostenendo la tesi della natura discriminatoria del pensionamento forzoso, in quanto le docenti erano state pensionate ad un’età inferiore a quella dei dipendenti di sesso maschile (65 anziché 66 e 3 mesi). Per una delle due docenti, per la quale il Giudice ha disposto la reintegra in servizio, si tratta di ben due anni in più, utilissimi per incrementare la magra pensione, mentre l’altra beneficiava di un risarcimento pari a 24 mensilità, più interessi e rivalutazione, oltre a condannare il MIUR alle spese di lite.

Il Tribunale di Avezzano ha accolto in pieno la tesi dei legali, evidenziando come il loro pensionamento forzoso abbia «creato disparità di trattamento con i colleghi uomini che, a parità di requisiti di età e di contributi, hanno potuto fruire del nuovo regime previdenziale, considerato più favorevole da chi ha interesse a prolungare l’età pensionabile».

Il Giudice ha ritenuto che «la discriminazione si sostanzia nell’impossibilità per le dipendenti donne di prolungare il rapporto di lavoro così da raggiungere un maggior tetto di contributi su cui parametrare la pensione. In altre parole, il trattamento di favore riservato alle dipendenti di sesso femminile di poter essere collocate a riposo con una minore età anagrafica si è tradotto in una loro penalizzazione sotto il profilo del futuro ammontare della pensione».

Piena soddisfazione per la sentenza esprimono gli avvocati Braghini e Lancia perché «si tratta , dopo altri provvedimenti cautelari, della prima emessa da un Tribunale italiano, che disapplica la legge Fornero, oggi avversata da molte forze politiche, e che, tra le altre ingiustizie ai danni di molti lavoratori, ha determinato anche questo effetto discriminatorio, stigmatizzato dal Giudice di Avezzano con una motivazione chiara ed efficace».

 

 

Fonte Uil Scuola

Foto di https://www.studiocataldi.it

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Redazione IMN