“Non c’è pace al carcere di massima sicurezza di Sulmona. Alle gravi carenze organiche riguardanti i settori della Polizia penitenziaria e del comparto Funzioni Centrali, negli ultimi giorni si è andata aggiungendo anche quella che va a riguardare una delle aree più delicate in assoluto che vi possano essere in un istituto penitenziario qual è quella sanitaria“.
È quanto si legge in una nota di Mauro Nardella, segretario generale territoriale UIL PA polizia penitenziaria e componente della segreteria confederale CST UIL Adriatica Gran Sasso con delega alla Pubblica amministrazione
“Alla notizia delle dimissioni di un medico che da oltre 15 anni prestava servizio proprio all’interno della Casa di reclusione si è andata sommando quella che potrebbe riguardare la fuoriuscita, dal novero dei professionisti attualmente operanti in struttura, di altre 3 dottoresse a quanto pare in procinto di partecipare ad altrettanti corsi di specializzazione”, spiega.
“Se così fosse (anche se le voci in merito sembrerebbero sempre più incalzanti) l’apparato carcerario sulmonese si ritroverebbe a dover operare con soli 3 dei 7 medici finora impiegati – prosegue – Non si hanno notizie di avvisi pubblici in materia e volti a ricercare sostituti ( ammesso che ce ne siano). Il problema è che se la data del primo novembre dovesse essere quella che andrebbe ad attivare un’eventualità del genere ci ritroveremmo di fronte ad una situazione che andrebbe oltre l’emergenza“.
“Non si riuscirebbe a garantire la copertura h12 (strutturazione presente ad Avezzano ove insistono 60 detenuti e già di per sé opinabile) figuriamoci quella contemplata per un carcere, che al suo interno fra qualche tempo ospiterà 600 mafiosi e che non può prescindere da una impostazione, così come sempre fatto sinora, sulle ventiquattro ore.
“Non c’è più tempo da perdere, quindi. Bene farebbe a tal proposito la ASL 1 L’Aquila-Avezzano- Sulmona a prendere urgentissimi provvedimenti anche perché, e bisogna ricordarlo sempre, il carcere è un mondo a sé… purtroppo”, conclude.