Il Consiglio comunale straordinario sul carcere di Pescara ha messo in evidenza una situazione drammatica e insostenibile.
Il sovraffollamento, la carenza di personale, i problemi strutturali e l’elevata presenza di detenuti con problemi psichiatrici rendono il carcere di San Donato un luogo di sofferenza, anziché uno spazio in cui la pena possa avere una funzione rieducativa, come previsto dall’articolo 27 della Costituzione.
Non possiamo ignorare il rischio che un approccio esclusivamente securitario comprometta il ruolo rieducativo del carcere, trasformandolo in un luogo di emarginazione anziché di reinserimento nella società. La detenzione deve essere uno strumento di recupero.
Per questo chiediamo che il Comune di Pescara si assuma la responsabilità di coordinare, insieme alle realtà del terzo settore, percorsi alternativi alla detenzione per chi ne ha diritto, affinché si costruiscano opportunità reali di reinserimento.
Allo stesso tempo, serve un impegno concreto per colmare la gravissima carenza di personale – mancano 65 unità tra agenti e operatori – e per garantire il necessario supporto sanitario, visto che il carcere di Pescara è l’unico in Abruzzo e Molise a ospitare un reparto psichiatrico.
Le condizioni strutturali dell’istituto richiedono interventi immediati: frequenti allagamenti, gravi problemi di sicurezza e una presenza di detenuti di gran lunga superiore alla capienza consentita impongono una revisione urgente della struttura.
È necessario avviare una perizia approfondita per valutare tutte le criticità e aprire un confronto serio sulla manutenzione ordinaria e straordinaria dell’edificio.
Poche ore dopo la discussione in Consiglio comunale, un altro drammatico episodio ha colpito il sistema penitenziario abruzzese: un detenuto è stato ritrovato senza vita nel carcere di Castrogno, a Teramo. Un’altra tragedia che si aggiunge alle tante già avvenute nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno e che conferma l’urgenza di intervenire. Il sovraffollamento, la mancanza di cure adeguate e l’assenza di reali percorsi di reinserimento stanno trasformando il carcere in un luogo di abbandono e disperazione.
Questa ennesima morte non può essere ignorata. Chiediamo che il Governo nazionale, regionale e cittadino si impegni seriamente riguardo all problematica delle condizioni carcerarie in Abruzzo, partendo dal carcere di Pescara e da tutti gli istituti della regione.
In prospettiva, va programmata una delocalizzazione del carcere di Pescara, in un’ottica che garantisca sicurezza ma anche condizioni dignitose di detenzione. Un tema che va affrontato anche nel contesto della futura Nuova Pescara.
Il carcere non può essere un luogo di esclusione e degrado. Continueremo a batterci affinché venga garantito il rispetto dei diritti dei detenuti e affinché la pena non sia solo privazione della libertà, ma occasione di riscatto.
Comunicato stampa