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Carceri: sovraffollamento del 101% in Abruzzo

Associazione Coscioni diffida Asl: "Diritto alla Salute"

COMUNICATO STAMPA

 

 

Nelle carceri abruzzesi ci sono 1.602 uomini e 88 donne, per un sovraffollamento del 101%.

 

Sono i numeri forniti dall’Associazione Luca Coscioni, attiva a tutela dei diritti civili, tra cui il diritto alla salute, che ha inviato 102 diffide della Direzioni generali delle Aziende Sanitarie Locali delle città dove si trovano i 189 istituti penali italiani.

 

Si tratta di diffide ad adempiere al proprio compito stabilito dalla legge, ovvero procedere a sopralluoghi nelle strutture penitenziarie di loro competenza al fine di apprezzare le circostanze relative all’igiene e le profilassi delle stesse, della fornitura di tutti i servizi socio-sanitari e di agire di conseguenza, qualora esse non siano a norma.

 

“Questo – viene spiegato in una nota -, alla luce della pressoché totale mancanza di alcuna misura strutturale volta a garantire il diritto alla salute nei 189 istituti di pena in Italia e considerato che ai direttori generali delle aziende sanitarie spetta il compito di riferire al Ministero della Salute e quello della Giustizia sulle visite compiute e sui provvedimenti da adottare. È infatti onere della Azienda sanitaria accertare anche nel corso di visite ispettive agli istituti di pena le condizioni di igiene siano rispettate e, in caso contrario, intervenire per interrompere eventuali gravi mancanze”.

 

Nel testo della diffida predisposto dagli avvocati Francesco Di Paola, Simona Giannetti, Silvia Sole Savino coordinato da Filomena Gallo, avvocata e segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni e Marco Perduca, coordinatore dell’iniziativa per l’Associazione Luca Coscioni, si legge: “L’Associazione Luca Coscioni ha deciso di promuovere questa iniziativa perché la totale mancanza di attenzione dedicata alla salute nell’ultimo decreto del Governo in materia di carceri, oltre che quanto denunciato sistematicamente dai rapporti dei Garanti cittadini e regionali, da notizie di stampa e resoconti di visite ispettive parlamentari, fanno emerge una situazione di patente violazione strutturale, tra gli altri, del diritto alla salute delle persone ristrette nel nostro Paese”.

 

“In quanto organizzazione della società civile, pur concordando con le rare proposte di depenalizzazione e decarcerizzazione e sostenendo la necessità e l’urgenza di misure deflattive come indulto o amnistia, mai evocate nel dibattito parlamentare, potevamo “solo” attivare quanto previsto dal nostro ordinamento e non restare inerti di fronte all’illegalità diffusa contro cui le istituzioni continuano a non adottare misure all’altezza della gravità della situazione.  Nella speranza che le consuete visite in carcere intorno a Ferragosto possano aumentare la consapevolezza dei trattamenti disumani e degradanti a cui vengono sottoposte oltre 61.000 persone presenti nei 189 istituti di pena – un terzo delle quali in attesa di sentenza definitiva -, nel caso in cui le nostre diffide dovessero cadere nel vuoto torneremo a interessare le autorità competenti regionali e cittadine nelle forme previste dalla legge nazionale e gli obblighi internazionali dell’Italia affinché la salute in carcere venga fatta godere pienamente come diritto”.

 

L’Associazione Luca Coscioni “reagisce a notizie di stampa, raccolte in particolare dal sito Ristretti Orizzonti con gli strumenti attivabili dalle organizzazioni della società civile. La diffida, tra le altre cose, ricorda come al 31 luglio 2024, 64 persone si sono tolte la vita negli istituti di pena con motivazioni le più varie ma che, stando ai resoconti delle cronache, risultano legate alle condizioni di vita in carcere dove oltre allo stress da sovraffollamento si aggiungono condizioni igienico-sanitarie fuori norma, con la presenza di pulci e cimici nelle celle, nidificazione di piccioni negli spazi aperti non puliti, pessima qualità del servizi igienici, spesso condivisi con zone cottura in celle sovraffollate, scarsa o inadeguata ventilazione dei locali, scarsità d’acqua e/o mancanza di acqua calda, mancanza di docce nelle celle, docce in comune con muffe e locali insalubri, zone destinate al passeggio non adatte a creare condizioni di riparo dagli agenti atmosferici (caldo estivo, freddo invernale) e che a questo già drammatico dato devono aggiungersi i sette rappresentanti della polizia penitenziaria che si sono suicidati per motivi legati al loro lavoro, appesantito e reso frustrante dalla cronica mancanza di personale”.

 

Secondo i dati che sono pubblici sul sito del Ministero della Giustizia, al 31 luglio 2024 nei 189 istituti di pena erano presenti 61.133 detenuti, di cui 2.682 donne, 21 delle quali con 24 figli, oltre a 523 ristretti negli istituti penali per minorenni.

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