“I pronto soccorso sono intasati? Non è più accettabile dare la colpa ai medici di famiglia”. Così il segretario provinciale della Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale della provincia dell`Aquila Vito Albano risponde alle dichiarazioni del giornalista Bruno Vespa nella puntata di `Porta e porta` andata in onda giovedì 11 gennaio, e all’articolo pubblicato dal quotidiano ‘Repubblica’ nei giorni precedenti.
“Abbiamo in Italia sei milioni di persone malate – chiarisce Albano – e ogni medico di medicina generale ha attualmente un numero abnorme di persone malate da curare e seguire costantemente, in uno scenario che vede una quantità di persone con polmonite molto più alto rispetto al passato. Soltanto per fare un esempio, io stesso ho, in questo momento, in cura 500 pazienti malati, praticamente un terzo del totale. Una situazione che – allargando lo sguardo a livello nazionale – si ripercuote anche sugli ospedali, dove i reparti sono intasati e i pronto soccorso al collasso. E` il riflesso di quanto accade nei territori. Ma sono intasati anche gli studi dei medici di famiglia, che ricevono decine di persone ogni giorno”.
“Tutto questo – sottolinea il segretario provinciale della Fimmg – va inquadrato in una situazione annosa e ormai cronica che vede i reparti ospedalieri in generale, e i pronto soccorso in particolare, sotto organico, una condizione che contribuisce a rendere difficilissima la gestione della grande affluenza di pazienti nelle strutture sanitarie: ed è una conseguenza inequivocabile della mancata assunzione, da anni, di medici e di infermieri. I cittadini che si rivolgono ai pronto soccorso sono perfettamente consapevoli di questa situazione. C`è inoltre da sottolineare che ogni paziente che dev`essere ricoverato per polmonite passa necessariamente attraverso i pronto soccorso, che svolgono, in tal caso, anche il servizio di accettazione, e dunque un doppio lavoro, ma con lo stesso esiguo numero di operatori sanitari e parasanitari. Ci chiediamo se non sia arrivato il momento, forse, di pensare e attuare un diverso metodo di programmazione. Vorrei, inoltre, porre alcune domande a tutti coloro che continuano a criticare l’importante comparto della medicina di famiglia: il fatto che i pronto soccorso siano pieni di persone in attesa di essere ricoverate a causa della mancanza di posti nei reparti e` ancora una volta colpa dei medici di famiglia? O, piuttosto, non è la conseguenza di un errore di programmazione dei posti letto negli ospedali pubblici che, di certo, non compete ai medici stabilire? E cioè, non è più onesto dire che sia colpa di una politica che si è rivelata sbagliata sia nel corso della pandemia da Covid-19, sia nel corso dell’attuale epidemia? Rispetto all’accusa che i medici di famiglia non eseguono visite a domicilio’, pongo un altro quesito: se i medici hanno 400/500 persone malate contemporaneamente, come si può pensare che riescano a coprire tutte le situazioni? E` ovvio che i medici devono dare la priorità alle urgenze. Non finisce qui, c`è un’altra questione vorrei porre a chi incolpa i medici con un esempio sulla mia attività: se io ho attualmente 10-11 pazienti ricoverati su 500 malati vuol dire che sto facendo – come anche tutti gli altri miei colleghi e colleghe – tutto ciò che è nella mia possibilità per non intasare le strutture sanitarie e significa che sto già cercando di ridurre al minimo i ricoveri. Altro aspetto fondamentale da sottolineare ancora una volta con forza e` che, dopo quattro anni nei quali abbiamo tutti indossato la mascherina e adottato le prescrizioni necessarie per evitare il contagio da Covid-19, con contatti minimi con i vari virus, i nostri organismi si sono indeboliti ed è diventato, dunque, più facile ammalarsi”.
“In tale contesto – denuncia Albano – la popolazione quest’anno ha rifiutato i vaccini.Torno sempre sul mio caso: negli anni scorsi normalmente io vaccinavo circa 500 persone; in questo momento i miei pazienti vaccinati sono soltanto 340 su 1.500 pazienti totali. Dunque, 1.360 di loro hanno deciso di non vaccinarsi. Un atteggiamento che ha facilitato ulteriormente il diffondersi del contagio. Nonostante tutto, i medici stanno svolgendo il loro lavoro di cura con responsabilità, conducendo ogni giorno un numero altissimo di visite domiciliari e accogliendo quotidianamente decine di pazienti nei loro studi; oltretutto stanno anche eseguendo le vaccinazioni antinfluenzali, anticovid e anti pneumococcica. Di conseguenza la situazione di difficoltà è dovuta alla maggiore diffusione del contagio; difficoltà che i pronto soccorso e gli ospedali con personale ridotto e con posti letto insufficienti non riescono a colmare. I medici di famiglia – conclude Albano – non sono più disponibili a sopportare la diffamazione della loro professione e attività, o a essere indicati di continuo come capro espiatorio di un sistema sanitario pubblico incapace di far fronte alle emergenze”.