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Caso Prioli: “Serve impegno maggiore per avere giustizia”

Stefania Pezzopane: "È una nostra connazionale, purtroppo non adeguatamente seguita e tutelata nel suo percorso"

“Finalmente il governo ha risposto alla mia interrogazione, presentata insieme a Laura Boldrini ed altre colleghe, sul caso di Sabrina Prioli, ma c’è bisogno che il ministero degli Esteri faccia ora e bene la sua parte. Mi appello perché Sabrina Prioli abbia finalmente giustizia. Mi rivolgo al ministro Luigi Di Maio e alla viceministra Marina Sereni affinché il governo continui a seguire la vicenda della cooperante italiana, vittima di una feroce aggressione in Sud Sudan nel luglio 2016, e che si impegni a garantire alla nostra concittadina la piena tutela dei propri diritti, attraverso la celebrazione del processo di appello e di un adeguato risarcimento economico”.

Lo afferma Stefania Pezzopane, della Presidenza del Gruppo Pd alla Camera.

“Sabrina è stata violentata da cinque soldati governativi entrati nel compound dove lavorava, selvaggiamente percossa e tentata di soffocare con il Ddt. Per fortuna si è salvata, e con coraggio ha denunciato quanto ha subito, collegandosi al processo civile in Sud Sudan. Con tenacia ha preteso di poter testimoniare davanti la corte marziale per il caso della violenza sessuale e grazie alla sua testimonianza i colpevoli sono stati condannati. La corte militare sud sudanese le ha tuttavia riconosciuto solo 4 mila dollari ‘forfettari’, un risarcimento assolutamente inadeguato rispetto alla grave aggressione subita. Inoltre, non è stato possibile fare appello alla sentenza, perché la Corte del Sud Sudan ha dichiarato che il file del processo è andato distrutto. Per questo chiediamo al governo di continuare a impegnarsi perché a Sabrina Prioli venga riconosciuta piena giustizia. Nella risposta alla mia interrogazione ci sono dei vuoti e si fa riferimento a missive dell’ex sottosegretaria Del Re, a cui però le autorità Sud Sudan non hanno mai risposto. Sabrina deve avere giustizia, è vittima di un’atrocità”, prosegue.

“È una nostra connazionale, purtroppo non adeguatamente seguita e tutelata nel suo percorso. Non è mai stata ricevuta, ascoltata e messa al corrente delle azioni svolte dal governo in questi anni. Le uniche misure sono state prese nel novembre 2020, ma non ci sono state conseguenze. Il processo di riparazione che Sabrina, sola, porta avanti dal 2019 rischia di non avere nessuna via di uscita. Il governo del Sud Sudan dal 2019 non ha mai più risposto alle sue richieste di riparazione, né ha dato atto agli accordi che ha firmato con la cooperante. È necessario stanare le autorità del Sud Sudan. Bisogna cambiare passo, il governo si impegni”, conclude.

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Redazione IMN