Il segretario del Pd di Celano, Calvino Cotturone, torna a premere sulle dimissioni del sindaco Santilli e dei Consiglieri di maggioranza dopo l’operazione ‘Acqua Fresca’ che ha decapitato l’intera giunta comunale.
“Fin dal 2010 – ha esordito Cotturone nell’ultimo Consiglio comunale – quando per la prima volta sono stato eletto consigliere comunale insieme ai miei colleghi ho sempre denunciato pubblicamente, e mai in forma anonima, ciò che illegittimamente toccava gli interessi di tutti a vantaggio di pochi, e continuerò a farlo anche in futuro da Consigliere e da Cittadino. Ciò che ogni rappresentante del Popolo deve fare è tutelare gli interessi di Celano.
Vedete colleghi consiglieri noi abbiamo un mandato dal popolo, è quello di amministrare ciò che è di tutti e nell’interesse di tutti. Questo mandato è pro-tempore ed è fiduciario. Dal momento che viene a mancare quel rapporto di fiducia con il cittadino non ha più motivo di essere. In questa Assise e nel ruolo di consiglieri comunali, quindi anche di pubblici ufficiali, non possiamo non rivolgere un ringraziamento ai Carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale dell’Aquila diretti dal Maggiore Edoardo Commandé per il lavoro che hanno svolto in questi anni al solo fine di garantire la legalità anche nella nostra Città. La lotta alle mafie e alla corruzione non è una questione da delegare solo agli addetti ai lavori e qui va il nostro encomio alle forze dell’ordine, magistrati e prefetture, ma dobbiamo tutti collaborare se vogliamo un cambiamento.
Come letto sulla stampa quello messo in piedi a Celano da “Piccone e dai suoi collaboratori sarebbe un articolato sistema corruttivo e clientelare” . Ma chi sarebbero questi collaboratori che hanno permesso ed aiutato in questi anni a mettere su questo sistema? Ma ci siamo resi conto di cosa è successo? Voi condividete o no quel modo di gestire la cosa pubblica? È normale che documenti fatti dalla Giunta erano già decisi in altre stanze fuori da questo palazzo? Dove eravate mentre succedeva tutto questo? Per gli inquirenti si tratterebbe, ne cito solo alcuni, di turbativa d’asta, falsi ideologici in atto pubblico, tentati peculati, istigazione alla corruzione, concussione e rivelazione di segreti d’ufficio. Il comune di Celano abbiamo letto veniva gestito come un “bancomat” per amici e parenti. Il Sindaco indipendentemente dalla responsabilità o meno per i capi di imputazione a lui contestati era a conoscenza dei fatti e delle modalità di gestione della cosa pubblica, l’ipotesi della mancata conoscenza desta stupore perché connota di maggiore gravità il disinteresse alle vicende del comune. Per questo continuiamo a chiedere le sue dimissioni.
Riguardo ai componenti della maggioranza credo occorra separare le posizioni degli amministratori presenti anche nelle passate amministrazioni, da quelli eletti alle scorse elezioni amministrative. I primi devono, come il sindaco, rassegnare le proprie dimissioni poiché probabilmente al corrente della situazione, se ignari di tutto allora non all’altezza di svolgere il ruolo di consiglieri comunali perché non hanno vigilato sul corretto andamento della pubblica amministrazione. Per i secondi bisogna osservare che a prescindere dalla dimostrazione di solidarietà alle persone raggiunte dai provvedimenti restrittivi, non hanno ancora preso le distanze dal sistema corrotto e dalla gravità dei fatti accaduti. Nessuno di loro ha dichiarato di volersi discostare da tali condotte, ma si percepisce un clima di omertà ed incomprensibile giustificazione delle vicende accadute. Una particolare attenzione va alle donne della maggioranza non una che si sia esposta con un comunicato e/o intervista in relazione alle gravi contestazioni emerse nei confronti del dimissionario vicesindaco. Sotto tale punto di vista lascia perplessi anche il contegno del presidente del consiglio comunale da sempre attenta alla tutela dei diritti delle donne. In ultimo ma non per importanza non possiamo non riflettere sul profilo pubblico etico e morale. Le persone raggiunte dai provvedimenti giudiziari ricoprono ruoli pubblici e svolgono pubbliche funzioni. Nessuno vuole attaccare il singolo a livello personale, devono però censurarsi i fatti dal punto di vista etico e morale. Chiudo convinto che i veri grandi sconfitti in questa vicenda siano i cittadini celanesi, il comune, quale ente pubblico e la città di Celano. Per questo chiedo al commissario prefettizio e al Presidente del Consiglio Comunale di costituirsi come parte civile del comune di Celano nell’eventuale processo penale per grave danno all’immagine nonché alle risorse finanziarie dell’ente pubblico”.