Tra pochi giorni, molto probabilmente, l’Abruzzo sarà spaccato in due a causa della chiusura del Traforo del Gran Sasso. Un provvedimento che getta le basi nell’inchiesta della procura di Teramo sul rischio di inquinamento delle falde acquifere del Gran Sasso dopo uno sversamento (avvenuto nel 2002) di materiali tossici fuoriusciti dall’Infn, l’Istituto nazionale di fisica nucleare, i cui laboratori sono proprio nel ventre della montagna. Tra il 2016 e il 2017 nelle acque potabili era stata rilevata la presenza di toluene, imponendo la chiusura dei rubinetti in buona parte della regione. Un’inchiesta che aveva portato al rinvio a giudizio di 10 dirigenti tra i vertici di Strada Parchi spa, concessionaria delle autostrade A24 e A25, della Ruzzo reti Spa, società pubblica del ciclo idrico integrato del Teramano, e dell’Istituto nazionale di fisica nucleare del Gran Sasso. Così giovedì 16 maggio il Consiglio comunale dell’Aquila si riunirà in seduta straordinaria per discutere della sempre più probabile chiusura del tratto stradale. Lo ha stabilito stamane all’unanimità la Conferenza dei capigruppo, convocata d’urgenza dal presidente del Consiglio comunale Roberto Tinari. I Capigruppo hanno ribadito quanto espresso dal presidente Tinari l’altro ieri sulla problematica in questione. “Si è giunti con colpevole ritardo e in modo assolutamente irresponsabile ad una soluzione che, se attuata veramente, rappresenterebbe un duro colpo soprattutto per le aree interne che vedrebbero vanificati tutti gli sforzi fatti in dieci anni dal terremoto” hanno affermato. “Siamo assolutamente contrari alla politica dello scontro sulla pelle dei cittadini e invitiamo pertanto i soggetti coinvolti, cioè la società Strada dei Parchi e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, a un atto di responsabilità che possa scongiurare la proclamata chiusura del traforo dell’A24 a partire dal 19 maggio”.
Sempre più probabile la chiusura del Traforo Gran Sasso
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