“Dopo aver indetto l’assemblea pubblica il 15 febbraio e la successiva manifestazione del 22 febbraio, dopo aver avviato e concluso il presidio presso la Direzione Generale della ASL1, e aver portato i temi alla base della mobilitazione presso il Consiglio Comunale in seduta straordinaria il 26 febbraio, e dopo aver chiesto e ottenuto un incontro con il Ministro della Salute, Prof. Orazio Schillaci, lo scorso 27 febbraio, nella conferenza stampa tenutasi ieri abbiamo fatto il punto sulla situazione e sulle iniziative da programmare”. Lo scrivono in una nota Vito Albano, Guido Iapadre, Raffaele Giorgi e Francesco Marrelli, della FIMMG SMI SNAMI CGIL dell’Aquila.
“Abbiamo intitolato la conferenza stampa “Azione verità” proprio per rispondere ai dati e alle informazioni inesatti diffusi sinora attraverso i ripetuti comunicati del Direttore Generale della ASL1 e del Sindaco dell’Aquila. I dati reali dicono che il numero dei medici che fanno parte dei Nuclei di Cure Primarie nella ASL 1 è equivalente a quello delle altre ASL della Regione Abruzzo. Nei dati che riguardano le altre ASL non sono stati inseriti volutamente i medici che fanno parte di forme associative comunque riconducibili ai Nuclei, molto diffuse negli altri territori”, continuano.
“Riguardo, poi, ai compensi percepiti per le attività di Nucleo dai medici, abbiamo dimostrato che questi vengono interamente assorbiti dai costi di produzione degli stessi Nuclei, ed è proprio questo che rende insostenibile economicamente la sopravvivenza di Nuclei con pochi medici. In realtà, ciò che si vuole mascherare è il taglio di servizi consolidatisi nel tempo per migliaia di cittadini della nostra Provincia, come, del resto, affermato e voluto dal Piano Strategico Aziendale 2023-2025, a discapito anche dei livelli occupazionali del personale infermieristico e amministrativo impiegato presso i Nuclei. A questo punto, la nostra battaglia in difesa dei Nuclei di Cure Primarie continua. Intendiamo, infatti, avvalerci anche degli strumenti giuridici previsti dall’ordinamento per riuscire ad avere soluzioni concrete rispetto al definanziamento e al depotenziamento dei Nuclei di Cure Primarie portato avanti, senza sosta, dalla ASL1 nella Provincia dell’Aquila, da almeno due anni”, aggiungono.
“Invero, posto che, com’è ormai tristemente noto,
– la ASL1 omette di effettuare, su tutto il territorio provinciale, il necessario turnover del personale in quiescenza, determinando così un sostanziale arretramento dei livelli di assistenza che compromette la continuità e lo standard quantitativo e qualitativo del servizio sanitario di base. Tale condizione interessa la sola Provincia dell’Aquila, discriminando, in tal modo, i cittadini e le cittadine del territorio, che subiscono, a causa della siffatta sperequazione, una compressione del diritto alla salute e del diritto all’accesso alle cure primarie h12 e a tutte le prestazioni fino ad oggi garantite dagli stessi Nuclei;
– la mancata sostituzione dei medici in quiescenza nei Nuclei determina una penalizzazione dei cittadini e delle cittadine anche in ragione dell’età e della eventuale disabilità degli stessi, in totale spregio dei principi vigenti in ambito nazionale e sovranazionale, con un arretramento rispetto agli standard di assistenza prescritti;
– la condotta della ASL1 compromette, in conclusione, la validità del Servizio Sanitario Nazionale solidale, universale ed equo, quale organizzazione fondamentale per la tutela e la promozione della salute, garantita dall’art. 32 della Costituzione,
avvieremo una class action amministrativa per tutelare tutti i cittadini e le cittadine della Provincia dell’Aquila, affinché, nell’interesse della collettività, venga eliminata la situazione denunciata, utilizzando, finalmente, le risorse strumentali, finanziarie e del personale a disposizione.
Per tale ragione, abbiamo predisposto una diffida, condizione di procedibilità per la class action, che provvederemo a consegnare brevi manu all’organo di vertice della ASL1 e nella quale indicheremo gli interventi necessari da compiersi entro e non oltre il termine di n. 90 giorni, scaduto il quale adiremo l’autorità giudiziaria”, questa la conclusione.