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Coina: “Medicina territoriale al collasso”

Ceccarelli: “Altro che riforme efficaci, siamo quotidianamente in una trincea. Le professioni sanitarie abbandonate da una politica inefficace”

“La medicina del territorio è allo stremo. Il sistema che dovrebbe garantire prossimità e cura si sta sgretolando sotto il peso di riforme fallimentari, carenza di risorse e abbandono politico. Non è più il tempo dei giri di parole: servono decisioni radicali, adesso. ”

A parlare è Marco Ceccarelli, segretario nazionale del Coina – Sindacato delle Professioni Sanitarie, che lancia un allarme severo sullo stato della sanità di prossimità.

“Ogni giorno, decine di professionisti scelgono di lasciare, anticipano la pensione o cercano impieghi alternativi. Perché lavorare così, in solitudine, senza tutele e con un carico burocratico insostenibile, è diventato impossibile”, denuncia Ceccarelli.

Modelli organizzativi sotto accusa.
Dalla frammentazione creata da strumenti come il Ruolo Unico, le AFT e le UCCP, fino al peso crescente della burocrazia che allontana i professionisti sanitari dai cittadini, l’organizzazione attuale viene bocciata in blocco:
“Ci troviamo con riforme che dovevano migliorare l’efficienza, e invece hanno moltiplicato la confusione. Il medico, l’infermiere, il fisioterapista sono diventati ingranaggi di un meccanismo cieco e inefficiente”, spiega il segretario del Coina.

Aggressioni in aumento: “Il pronto soccorso esplode e il territorio non regge”
Un altro tema urgente è quello della sicurezza. Solo nei primi tre mesi del 2025, si è registrato un aumento significativo delle aggressioni ai danni dei professionisti sanitari.
“Non si tratta solo di un problema di ordine pubblico: la radice sta nella congestione dei reparti, nei pronto soccorso intasati e nella totale assenza di filtro sul territorio. Pensare di risolvere tutto con telecamere e denunce post violenza è una visione assai miope. Serve prevenzione, serve presenza”, incalza Ceccarelli.

Infermieri di famiglia: che fine hanno fatto?
Il Coina punta il dito anche sulla mancata attuazione di uno dei cardini previsti dalla Missione 6 del PNRR:
“Dove sono i 9.600 infermieri di famiglia promessi dalla legge del 2020? Ne è stato inserito solo il 20%. E il fabbisogno reale è di almeno 50.000 professionisti. Dove pensiamo di trovarli? Senza queste figure, le Case e gli Ospedali di Comunità resteranno scatole vuote”, afferma il segretario.

Le tre priorità per salvare la prossimità
Coina individua tre azioni non più rinviabili:

• Azzerare i modelli fallimentari e costruire un’organizzazione più semplice e operativa.

• Investire in maniera stabile e non frammentaria su strutture, personale e strumenti.

• Restituire centralità e dignità ai professionisti sanitari, eliminando ostacoli burocratici e migliorando le condizioni di lavoro.

“Il territorio è il cuore pulsante della sanità. Se non lo rilanciamo adesso, finiremo in un vicolo cieco. In un buio tunnel senza uscita”, conclude Ceccarelli.

Comunicato stampa

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