«La terra che continua a tremare stressa anche gli animali con le mucche che hanno ridotto di almeno il 20% la produzione di latte». È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sugli effetti delle nuove scosse. Complessivamente sono venticinquemila, secondo la Coldiretti, le aziende agricole e le stalle nei 130 comuni terremotati del Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo, con centomila animali allevati che alimentano un fiorente indotto agroindustriale con specialità di pregio famose in tutto il mondo. Con la raccolta del latte a rischio – spiega la Coldiretti – ci sono i pregiati formaggi del territorio aumentando le difficoltà per le aziende duramente provate dal sisma e reduci da un’estate siccitosa che ha causato gravissimi danni all’attività di allevamento. Ai problemi provocati dal sisma – continua la Coldiretti – si sono, infatti, aggiunti quelli legati al caldo e alla mancanza di pioggia con prati e pascoli a secco che non riescono a garantire l’alimentazione di mucche e pecore stressate dalle alte temperature tanto che in molte aree colpite dal sisma è necessario utilizzare le altre colture in campo, a partire dal mais, che gli agricoltori stanno cercando di salvare dalla siccità a prezzo di gravi sacrifici in termini economici, con un dispendio considerevole di energia per l’irrigazione.
«Il terremoto ha colpito un territorio a prevalente economia agricola con una significativa presenza di allevamenti che occorre ora sostenere concretamente per non rassegnarsi all’abbandono e allo spopolamento – ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare la necessità che – la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo».
Fonte AGI
Foto di http://giornaledimonza.it