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Come la guerra in Ucraina sta influenzando la percezione dei partiti in Italia

L’orientamento politico degli italiani: Partito Democratico rimane in testa, Movimento 5 Stelle registra il peggior dato da inizio legislatura

Una guerra tra due stati sovrani è per definizione l’evento internazionale per eccellenza.

In tempi di guerra, il ruolo dell’opinione pubblica assume un peso diverso: non inferiore, ma meno “diretto” per quanto riguarda la sua capacità di influenzare le decisioni politiche. E questo perché, normalmente, gli orientamenti degli elettori di un paese possono influenzare ­al massimo le istituzioni politiche di quel paese, e non quelle degli altri.

Tuttavia, in questi giorni stiamo assistendo a prese di posizione di massa e scostamenti massicci nell’opinione pubblica in una moltitudine di paesi, scostamenti di cui è importante tener conto per due ragioni: perché si sono verificati in un lasso di tempo estremamente breve; e perché vanno tutti, sostanzialmente, in una direzione ben precisa.

Intanto, quasi a creare un contrasto rispetto a quanto si è appena detto sui mutamenti dell’opinione pubblica sul piano internazionale, l’orientamento politico degli italiani sembra subire ben poche variazioni, come certificato dalla Supermedia di questa settimana, elaborata da Youtrend per Agi.

In realtà, anche qui – come vedremo – la spiegazione esiste, ed è strettamente collegata agli eventi drammatici a cui stiamo assistendo. Il Partito Democratico rimane in testa, crescendo (+0,6%) e allargando il suo vantaggio non solo su Fratelli d’Italia (stabile, come la Lega, all’incirca sugli stessi valori di 2 settimane fa), ma soprattutto sul Movimento 5 Stelle, che registra nuovamente il suo peggior dato da inizio legislatura (13,9%) e dista ormai più di 7 punti e mezzo dal partito guidato da Enrico Letta.

Il motivo per cui, almeno in queste primissime fasi del conflitto in Ucraina, i movimenti politici sembrano essersi “congelati”, è che il Governo italiano ha assunto sin da subito una posizione netta (di condanna dell’invasione russa e di sostegno al governo ucraino), sostenuto – come vedremo – da una maggioranza vastissima, quasi unanime, degli italiani. In questo contesto, rimane ben poco spazio per i distinguo tipici della normale dialettica tra i partiti, e di conseguenza gli elettori sono ben poco stimolati a modificare le loro preferenze.

La manifestazione più evidente di questo nuovo clima di unità nazionale si è avuto con l’approvazione in Parlamento del decreto per autorizzare l’adesione del Governo italiano alle sanzioni internazionali contro la Russia e il supporto logistico e umanitario agli ucraini, circostanza in cui l’opposizione di Fratelli d’Italia e della sinistra radicale ha votato a favore insieme ai partiti di maggioranza.

Il voto favorevole delle opposizioni non era certo necessario per garantire numericamente l’approvazione che serviva al Governo: le forze che sostengono l’esecutivo in Parlamento, infatti, oltre a disporre di una solidissima maggioranza in termini di seggi continuano a raccogliere a tutt’oggi nel complesso ben oltre il 70% del consenso degli italiani.

Ma un primissimo effetto della situazione bellica sembra esserci stato proprio nell’indice di fiducia verso l’esecutivo: dopo una flessione – rilevata da diversi istituti – successiva alla rielezione di Mattarella al Quirinale, il Governo Draghi ha ripreso quota, e secondo un sondaggio di Euromedia per La Stampa nelle ultime due settimane sarebbe cresciuta di quasi 6 punti, salendo al 53,6%.

La ragione di questa risalita sta senz’altro nell’effetto “rally around the flag” che abbiamo imparato a conoscere bene durante la pandemia, e che consiste in una crescita della fiducia e dei consensi verso le proprie istituzioni e i propri leader in momenti di grande crisi; ma va attribuita anche alla larga condivisione, tra gli italiani, delle posizioni espresse – peraltro con una certa decisione – dal Governo Draghi in relazione alla guerra in Ucraina. Lo avevamo già visto la settimana scorsa, con la Russia indicata come principale responsabile del conflitto in corso dal 70% degli italiani nelle primissime rilevazioni curate da SWG. E le inchieste successive, confermate da tutti gli istituti demoscopici, confermano l’esistenza di una vastissima maggioranza di italiani (circa 8 su 10) che condannano severamente l’aggressione russa.

Percentuali solo leggermente inferiori – ma comunque nettamente maggioritarie – si riscontrano a favore delle pesanti sanzioni economiche imposte alla Russia dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea (e quindi anche dall’Italia). Da questo punto di vista, va sottolineato come una fetta molto consistente degli italiani sia preoccupata delle conseguenze economiche di questo conflitto, e una parte della contrarietà alle sanzioni imposte alla Russia (principale fornitore di gas del nostro paese, nonché partner commerciale di una certa rilevanza soprattutto per quanto riguarda alcuni settori industriali) può certamente essere spiegata anche da questi timori.

Dicevamo dell’effetto “rally around the flag” in relazione al governo italiano: ma la sua manifestazione più eclatante si è registrata (e non poteva essere diversamente) proprio in Ucraina, dove i consensi per il presidente “guerriero” Zelensky sono schizzati alle stelle nei primi giorni dell’invasione, secondo un sondaggio realizzato tra il 26 e il 27 febbraio dall’istituto Rating.

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