I suoi occhi non hanno incrociato ancora quelli dei suoi colleghi. Non hanno ancora comunicato, al di là della mascherina per il Covid, con la luce delle pupille, la grande voglia di tornare a lavoro e di operare notte e giorno per la sicurezza altrui.
Vito La Mendola, l’appuntato scelto dell’Arma dei Carabinieri della Compagnia di Avezzano, ha appreso da casa sua, dove si trova attualmente, la notizia della conferma in secondo grado, in Corte d’Appello a L’Aquila, della condanna del domenicano di 41 anni, che lo aveva aggredito lo scorso 19 giugno. L’aggressore era stato condannato in primo grado a 3 anni e 4 mesi di reclusione in carcere. Gli era stato, inoltre, revocato anche il reddito di cittadinanza.
La Mendola ancora non torna operativo a lavoro, perché la riabilitazione è lunga e complicata. All’occhio destro ho solo due decimi. L’orbita ricostruita, invece, va bene ma fa ancora un po’ male.
“Mi mancano i colleghi e il lavoro in caserma e fuori – ammette – Non vedo l’ora di ricominciare”. Il suo caso aveva sollevato tanti giudizi, perplessità, rivoluzioni della questione sicurezza, la tutela degli agenti e dei militari che sedano risse e affrontano a viso aperto i facinorosi in strada. Tanti i politici che, all’epoca, hanno detto la loro. Nel suo caso, c’è stato un punto fermo sulla condanna. Tanta solidarietà e vicinanza all’Arma dei Carabinieri. Si era anche parlato di voler consegnare nelle mani dei militari sul campo più tutele, più strumenti per difendersi.