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Covid, Fauci: “Non è finito”

"Siamo tutti stanchi", ma dobbiamo mantenere "la guardia alta in vista dell'inverno"

Il Covid-19 “ci ha preso in giro per due anni e mezzo” sarebbe “scorretto e prematuro pensare che la pandemia sia finita“. Così Anthony Fauci, 81 anni, direttore dell’Niaid (National Institute of Allergy and infections diseases) di Washington e a capo della task force sanitaria della Casa Bianca, è ancora preoccupato. Sa che “siamo tutti stanchi”, ma dobbiamo mantenere “la guardia alta in vista dell’inverno”. E nel frattempo, attenzione anche al “vaiolo delle scimmie”.

La pandemia è finita? “No – risponde Fauci in un’intervista a ‘Il Corriere della sera’ – C’è una grande differenza tra ciò che le persone negli Stati Uniti e in Europa percepiscono o desiderano e quella che è la realtà. Negli Usa siamo nel mezzo di una semi ondata della variante Omicron Ba5. E anche se sembra che abbiamo raggiunto il plateau – avverte – registriamo più di 100mila casi al giorno, con circa 3-400 morti. E un livello inaccettabile. I miei colleghi nell’Europa occidentale, in Italia, in Gran Bretagna, mi dicono che i casi sono stazionari. L’epidemia, invece, continua a espandersi nell’Europa dell’Est. Detto tutto ciò, credo che sia scorretto e prematuro sostenere che l’infezione sia finita. Basta vedere i numeri delle ospedalizzazioni. E’ comprensibile che la gente sia stanca e voglia tornare a un certo grado di normalità. Ma, faremmo meglio a essere cauti. Questo virus ci ha preso in giro per due anni e mezzo. Ogni volta che abbiamo pensato che fosse finita, è arrivata un’altra ondata – rimarca Fauci – Non dobbiamo abbassare completamente la guardia, perché non siamo in grado di prevedere che cosa accadrà il prossimo autunno e il prossimo inverno”.

La variante Omicron Ba.5 è dominante. È opportuno fare adesso la terza o quarta dose? E sarebbe un’indicazione che vale-per tutti o solo per chi ha più di 50anni? “Dipende da quale sia la disponibilità di vaccini contro la variante Ba.5 nei singoli Paesi – osserva Fauci – Negli Stati Uniti dovremmo averli per la metà di settembre. Le autorità sanitarie raccomandano alle persone in buona salute e che hanno già ricevuto la terza dose, di aspettare appunto fino a quando saranno pronti i nuovi prodotti. Tuttavia gli individui più deboli o con altre malattie , farebbero bene a vaccinarsi subito, specialmente in Italia o nel Regno Unito, dove presumibilmente i nuovi vaccini arriveranno a ottobre-novembre”.

Quante e quali società ci stanno lavorando? “Moderna e Pfizer ci hanno comunicato che molto probabilmente saranno in grado di distribuire una quantità significativa dei nuovi vaccini entro metà settembre – risponde il direttore del Niaid – Quindi abbiamo già due società al lavoro. Non so se in Europa e nel Regno Unito ci siano altre aziende pronte”. Molte persone vaccinate hanno comunque contratto il Covid. Quanto tempo potranno aspettare prima di assumere la terza o la quarta dose? “E una domanda importante, ma non abbiamo una risposta definitiva. In ogni modo, tutti gli studi indicano che chi ha avuto il Covid o si è vaccinato può contare su una protezione contro i sintomi della malattia che dura pochi mesi: tre o quattro, forse cinque – ricorda lo scienziato – Tuttavia ciò che sembra durare di più è lo scudo contro le forme più gravi della malattia che portano all’ospedalizzazione. In generale, quindi, pensiamo che chi ha avuto il Covid farebbe bene a vaccinarsi ancora nel giro di sei-sette mesi. Per essere ancora più chiaro: se l’ultima volta che vi siete vaccinati o vi siete ammalati risale al 2021, allora è il momento di assumere un’altra dose”.

Oltre al Covid-19, ora c’è un’altra emergenza: il Monkeypox, il vaiolo delle scimmie. Quanto ci dobbiamo preoccupare? “Sono molto attento, perché i casi sono raddoppiati nel giro di sette-otto giorni. Al momento negli Stati. Uniti abbiamo circa 8mila persone infettate; circa 30mila in tutto il mondo – prosegue – Ci sono molte cose che non sappiamo sull’evoluzione del virus in un certo arco di tempo. Sappiamo che la stragrande maggioranza dei casi, il 98%, si è registrata tra uomini che hanno fatto sesso con altri uomini. Ma sia negli Stati Uniti che in Europa stiamo cominciando a osservare l’estensione del contagio anche ad alcuni bambini e a qualche donna. Penso, però, che non sia il caso di scatenare il panico, ma dobbiamo seguire con grandissima concentrazione gli sviluppi, perché questo virus è un bersaglio mobile e si sta evolvendo”.

Si può immaginare uno scenario simile a quello dell’Aids? “E un’ipotesi concepibile. intendiamoci, non sto dicendo che siamo in quella situazione – osserva Fauci – Ma dobbiamo essere molti cauti, perché ci sono molti elementi del vaiolo delle scimmie che ci riportano a ciò che osservammo nei primi anni dell’Aids, all’inizio degli anni Ottanta. C’è, però, una differenza molto, molto importante. A quel tempo non conoscevamo l’origine del virus; riuscimmo a identificarlo solo nel 1983-84. Non avevamo test per la diagnosi. Non avevamo alcuna terapia e ancora oggi non abbiamo un vaccino. Adesso le cose stanno andando in modo molto diverso con il vaiolo delle scimmie. Conosciamo questo virus dal 1970. Abbiamo dei buoni strumenti per la diagnosi. E soprattutto abbiamo i vaccini. Quindi non siamo di fronte a una sfida perla ricerca scientifica. La sfida, invece, è di potenziare la nostra reazione e consegnare i vaccini o le cure alle persone che ne hanno bisogno”.

Dottor Fauci, è vero che ha intenzione di andare in pensione nel giro di un paio di anni? “No, assolutamente no. Io ho detto che lascerò l’incarico nel governo federale. Ma vorrei dire con chiarezza ai miei amici e colleghi italiani, che non mi ritirerò. Continuerò a fare ricerca e le stesse cose che faccio ora, solo in un altro ambito”, conclude.

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