In riferimento alle notizie circolate sulla stampa riguardo l’utilizzo in questa prima fase, della ormai IV ondata, di un unico ospedale regionale per il trattamento intensivo dei malati covid l’ANAAO-ASSOMED, per voce del segretario Loreto Lombardi, crede che si debbano fare alcune considerazioni.
In assonanza con il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, e del Direttore dell’agenzia, Dott. Pierluigi Cosenza, ribadiamo che un un numero così esiguo di pazienti da terapia intensiva si potrebbero tranquillamente trattare in un unico ospedale.
Il campanile non ha niente a che fare con tutto questo ma è soltanto una questione di buon senso. Se occupiamo 2-3 letti di rianimazione in ogni ospedale della provincia saremmo costretti a dirottare su quei pochi posti un numero importante di risorse umane tra anestesisti ed infermieri, questo vuol dire ridurre le capacità delle nostre sale operatorie già fortemente provate dalle ondate succedutesi fino ad oggi.
Il rischio è che non potremo più far fronte alla richiesta di Salute dei nostri cittadini con un disastrosa diaspora dei malati verso altri ospedali extraregionali avviandoli verso quelli che venivano, in un recente passato, definiti viaggi della “speranza”.
È stupido gettare alle ortiche tutto quello che c’è di buono, dal punto di vista sanitario, nella nostra regione, a tal proposito ricordiamo che la sanità abruzzese, nonostante problemi importantissimi come quelli del personale e della vetustà dei manufatti ospedalieri, è e rimane una BUONA SANITA’ sicuramente perfettibile come ogni cosa su questa Terra.
In un momento in cui il nuovo piano di riordino della rete ospedaliera si fonda sulle reti (Emergenza, oncologica, infettivologia etc.) stupisce che ci si una polemica su una collaborazione che deve esistere nei fatti e soprattutto nell’interesse dei pazienti. Quello che deve prevalere non è il singolo interesse di bottega ma bensì la salvaguardia della salute dei cittadini ed in particolare di coloro che soprattutto per patologie oncologiche necessitano di interventi chirurgici salvavita non procrastinabili.
Ad esempio nel nostro ospedale abbiamo oltre 60 casi di tumori delle vie urinarie e prostatici dei quali 48 già preospedalizzati che per carenza di anestesisti impegnati nell’assistenza ai pazienti affetti da covid non possono essere operati, questo discorso vale per tutti i nostri reparti chirurgici. Pensiamo inoltre che per ovviare alla mancanza di personale dedicato, ogni ASL potrebbe mettere a disposizione personale medico ed infermieristico in modo da alleggerire il peso sul personale di Pescara, così facendo si risolverebbe il problema senza ridurre l’attività soprattutto delle sale operatorie in tutti gli ospedali compreso quello pescarese.
Ormai dobbiamo solo entrare nell’ottica di convivere, per qualche tempo ancora, con il covid organizzando le attività ed il personale in questo senso poiché le altre patologie non si fermano e tanto meno vanno in vacanza. Sarebbe stupido continuare a “vivere” la sanità come uno stato emergenziale perenne.
Concludendo ribadiamo quello che abbiamo sempre detto, per affrontare questa sfida c’è bisogno oltre alla riorganizzazione del sistema sanitario, di un aumento del personale ormai ridotto al lumicino dopo anni di tagli indiscriminati.