Il governatore Marco Marsilio ha pubblicato una lettera di risposta al Consigliere regionale Marianna Scoccia, che aveva invitato il presidente ad adottare ulteriori restrizioni per fronteggiare l’ondata Covid in Abruzzo. “Apprezzo lo spirito e il tono con cui mi scrive, – si legge nella replica di Marsilio – e le confermo che sono e resto sempre pronto a collaborare con tutti e a condividere responsabilità difficili.
Le dico subito che nel merito della questione relativa alle scuole condivido la sua preoccupazione. Il ministro Azzolina e l’intero Governo hanno ritenuto che la priorità numero uno del Paese fosse la riapertura in sicurezza delle scuole. Abbiamo tutti lavorato per raggiungere questo obiettivo intervenendo sulle scuole, distribuendo anche gratis le mascherine lavabili per gli alunni più piccoli.
Detto questo, a mio parere non c’è dubbio (anche se su questo il dibattito è aperto e nessuno ha certezze granitiche), che la correlazione tra l’impennata dei contagi a due/tre settimane dalla riapertura delle scuole in ogni dove è difficile ritenerla del tutto casuale.
Per questo, quando il governo ha previsto la DaD per le scuole superiori imponendo un minimo del 75%, ma lasciando alle Regioni la possibilità di incrementarla, la Regione Abruzzo l’aveva già portata al 100%, fatti salvi gli alunni in condizione di disabilità o con disturbi specifici di apprendimento.
Per estenderla a tutti gli istituti scolastici ci sono delle difficoltà oggettive: il Governo stesso, nel DPCM, nelle ipotesi più restrittive (zona rossa) prevede la chiusura solo delle seconde e terze classi delle scuole medie. Chi ha provato, come il mio collega pugliese Emiliano, a chiudere tutte le scuole si è trovato a fronteggiare il ricorso al Tar del Governo.
Io potrei anche aderire alla sua richiesta, che condivido nel merito, di chiudere le scuole per un periodo di qualche settimana nel tentativo di concorrere ad abbassare la curva dei contagi e di rimettere in sicurezza gli ospedali. Faccio presente, tuttavia, che, qualora disponessi la sospensione della didattica in presenza nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, i genitori degli alunni non potrebbero beneficiare non solo dei congedi straordinari ma neanche dei bonus baby-sitter previsti rispettivamente dagli articoli 13 e 14 del c.d. “Decreto Ristori – bis”, in quanto il Governo riconosce tali provvidenze esclusivamente a coloro che risiedono nelle aree del territorio nazionale caratterizzate da uno scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto (c.d. “zone rosse” di cui all’art. 3 del DPCM 3 novembre 2020). Si creerebbe, pertanto, un disagio notevole per le famiglie e, se per alcune la soluzione può essere rappresentata dalla compagnia dei nonni, ne conosciamo le conseguenze e i rischi.
Aderendo alla sua posizione, ci tengo a sottolinearlo, mi sono già fatto promotore, anche nella Conferenza delle Regioni, dell’opportunità di estendere la DaD e continuerò a farlo cercando di convincere il Governo a rivedere le sue opinioni, dandoci gli strumenti necessari per poterla fare senza danneggiare le famiglie.
Per quanto attiene all’Ospedale di Sulmona, come tutti gli Ospedali oggi, non esiste nella pratica quotidiana la possibilità di dichiarare “No Covid” un nosocomio, sapendo che la diffusione è ormai talmente ampia che se anche li classificassimo così, chiunque avesse bisogno di cure immediate si recherebbe al Pronto Soccorso. Con questa consapevolezza anche a Sulmona abbiamo previsto un intervento per realizzare percorsi separati e dedicati ai pazienti Covid. Su mia espressa richiesta di riduzione della tempistica rispetto a quella concordata, peraltro, il progettista che si è aggiudicato i lavori, per un importo di circa 200mila euro, consegnerà nella giornata di oggi il progetto esecutivo che andrà all’approvazione della Asl. Come vede, stiamo cercando di stringere i tempi per non perdere neanche un minuto.
La ringrazio della disponibilità manifestata, convinto come sono che, in un clima di emergenza quale quello che stiamo attraversando, le divisioni politiche e i rapporti personali, quando si rappresentano i cittadini e le istituzioni, non hanno e non devono avere alcun rilievo”.