L’Organizzazione mondiale della Sanità ha identificato la variante indiana in 17 Paesi di tutto il mondo, tra cui l’Italia. La mutazione del virus, detta variante B.1.617, sta flagellando l’India: ieri nuovo record negativo, con 379.257 nuovi casi e 3.645 morti. Secondo l’Oms la variante indiana “ha un tasso di crescita più elevato rispetto ad altre varianti circolanti in India, suggerendo un potenziale aumento della trasmissibilità”.
L’attenzione si sposta sul fronte vaccini. Il co-fondatore di BioNTech, Ugur Sahin, si è detto fiducioso sul farmaco prodotto con Pfizer: “Stiamo ancora testando la variante indiana, ma ha mutazioni che abbiamo già testato e contro le quali il nostro vaccino funziona, quindi sono fiducioso”.
Secondo Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia dell’Università di Padova, la variante indiana del coronavirus “probabilmente ha un indice di infettività alto. In India ha completamente soppiantato la variante inglese, significa che è una variante che ha una capacità di trasmissibilità elevata”.
Crisanti aggiunge anche che la variante indiana “ha due mutazioni nella regione che funziona da bersaglio per gli anticorpi neutralizzanti, quindi si ritiene che in qualche modo possa sfuggire al vaccino”.