Il contagio da variante Omicron non è sempre paragonabile a un raffreddore, perché si può finire ugualmente in Terapia intensiva. Ma il vaccino protegge dall’esito fatale della malattia. È un risultato in chiaroscuro quello che emerge da un’analisi condotta sui propri ricoverati dalla Rianimazione dell’ospedale di Chieti, che ha fotografato la situazione in un periodo di maggior affollamento del reparto, approdando a una notizia buona e una cattiva.
I dati analizzati sono riferiti al periodo tra fine dicembre e gennaio, quando sono finiti in Rianimazione complessivamente 27 pazienti: di questi 18 presentavano la variante Delta e 9 la Omicron. I numeri, dunque, parlano chiaro e non sono affatto rassicuranti, perché dimostrano che il rischio di esiti gravi della malattia resta alto anche in caso di contagio con la variante spesso ritenuta, a torto, meno pericolosa. Ma sempre dalla Rianimazione una rassicurazione, invece, arriva, e porta dritto a una conclusione: non muoiono le persone che hanno concluso il ciclo vaccinale.
Guardando ai ricoverati nella stessa data, il 66% non era vaccinato, la restante parte, invece, sì. Inoltre dei 18 contagiati dalla Delta 11 non erano vaccinati, e 7 vaccinati, mentre dei 9 con la variante Omicron 7 non erano vaccinati e 2 sì. E arriviamo al dato più rilevante: sono deceduti 13 malati dei 27 ricoverati, di cui 8 con Delta e 5 con Omicron. Non fa differenza, dunque, il tipo di variante, perché, come dimostrano i numeri, possono avere un esito fatale entrambe, ma il vaccino la fa eccome: nessun deceduto si è registrato tra i malati che erano vaccinati.
«Un dato confortante e di grande rilievo – ha sottolineato il Direttore generale della Asl Lanciano Vasto Chieti Thomas Schael – che acquista ancora più forza se guardiamo ai decessi registrati in tutti i nostri reparti Covid: in totale sono stati 21 tra Malattie Infettive, Pneumologia e Medicina, oltre alla stessa Rianimazione, e tutti non vaccinati. Anche la nostra esperienza, dunque, conferma l’importanza del vaccino, che preserva dalle conseguenze più gravi, e anche fatali, dell’infezione. Ecco perché dobbiamo ancora insistere nel completamento della campagna vaccinale».