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Crisi Governo, Marsilio contro l’appello a Draghi

Fratelli d'Italia spinge per il ritorno alle urne: "Crediamo che in questo momento l’Italia possa permettersi tutto tranne che un governo immobile"

“Da sempre crediamo che l’Italia abbia bisogno di un governo con un chiaro mandato popolare, coeso e con un programma condiviso dalle forze politiche che lo sostengono per risolvere i problemi concreti dei cittadini. È l’esatto contrario di quello che abbiamo visto in questa legislatura, caratterizzata da Esecutivi nati nel Palazzo e appoggiati da partiti divisi su tutto”.

Lo dichiarano in una nota congiunta il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli e il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci. Tutti di Fratelli d’Italia, partito che spinge per il ritorno alle urne. accade nelle ore in cui si moltiplicano gli appelli di sindaci, e associazioni di categoria per spingere Draghi a restare alla guida del governo, dopo la decisione di gettare la spugna a seguito dello strappo del Movimento 5 stelle.

“La crisi del Governo presieduto da Mario Draghi – si legge nella nota – ne rappresenta solo il triste epilogo e non sottoscriveremo nessun appello affinché resti a Palazzo Chigi. Non condividiamo questa iniziativa, lanciata da alcuni colleghi, sia nel merito che nel metodo. Nel merito: crediamo che in questo momento l’Italia possa permettersi tutto tranne che un governo immobile, paralizzato dai giochi di palazzo e dagli scontri tra i partiti di maggioranza”.

“Nel metodo: un Presidente di Regione o un Sindaco rappresentano anche i cittadini che vogliono andare a votare e non possono permettersi di utilizzare le Istituzioni che rappresentano per finalità politiche o, peggio, di partito. Sono forzature che chi ricopre un ruolo istituzionale non può permettersi, né tanto meno promuovere”, concludono i governatori.

Ha superato quota 400 il numero dei primi cittadini che hanno aderito alla lettera aperta per convincere Mario Draghi a restare al Governo lanciata dai sindaci di Firenze, Venezia, Milano, Genova, Bari, Bergamo, Pesaro, Asti, Torino, Ravenna, Roma.

Lo si apprende da Palazzo Vecchio: la lista via via si allunga attraverso messaggi inviati a Dario Nardella, sindaco di Firenze.

“Noi Sindaci – così nella lettera -, chiamati ogni giorno alla difficile gestione e risoluzione dei problemi che affliggono i nostri cittadini, chiediamo a Mario Draghi di andare avanti e spiegare al Parlamento le buoni ragioni che impongono di proseguire l’azione di governo”.

Parallelamente anche il presidente Dario Manfellotto e il Comitato Esecutivo della Fadoi (Federazione dei medici internisti ospedalieri) insieme alla Associazione degli infermieri di Medicina Interna (Anìmo) si “uniscono all’appello delle Federazioni e degli Ordini delle professioni sanitarie per chiedere al presidente del Consiglio Mario Draghi di ritirare le dimissioni affinché il Governo possa andare avanti nella pienezza dei suoi poteri”.

Lo si legge in una nota. “Come società scientifiche di medici e infermieri dei reparti di Medicina Interna – sottolinea la Fadoi-Anìmo – presenti in tutti gli ospedali italiani e che in questi anni di pandemia hanno prestato assistenza al 70% dei pazienti ricoverati con il Covid, riteniamo che una crisi di Governo in questo momento metta a rischio numerose questioni decisive per il nostro Ssn”. Il riferimento è all’attuazione del Pnrr “dove ci sono in ballo 20 mld e alla impellente riforma dell’assistenza ospedaliera (il cosiddetto nuovo Dm 70).

“La crisi rischia di rallentare anche l’iter per il rinnovo dei contratti per il personale sanitario, ma soprattutto – proseguono – c’è il pericolo di bloccare, proprio durante una nuova ondata di contagi, tutta la politica portata avanti in modo congiunto per contrastare il Covid”.

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