“La gestione territoriale della sanità regionale è alla deriva da troppo tempo e a farne le spese sono maggiormente le aree interne, caratterizzate già da un depauperamento dei servizi e da un notevole calo demografico”. Lo afferma Antonio Ginnetti, sindacalista di lungo corso, candidato alle prossime elezioni regionali nella lista “Abruzzo Insieme”, a sostegno del candidato presidente Luciano D’Amico.
Ginnetti, da anni impegnato sul fronte sanità, sottolinea l’importanza di interventi incisivi soprattutto per recuperare l’attrattività della Asl aquilana, attanagliata dalla mobilità passiva e da lunghe liste d’attesa. “Si deve intervenire per recuperare attrattività del servizio sanitario – prosegue – Un passo in avanti necessario che si può fare solo migliorando la qualità delle prestazioni e attivando una puntuale programmazione. I servizi possono migliorare solo puntando ad alte professionalità e alla tecnologia, attivando un grande piano di assunzioni a tutti i livelli e rimettendo al centro la persona”. Ginnetti rimarca inoltre l’importanza degli investimenti sulla sanità territoriale, fondamentali nelle aree interne, che andranno fatti subito e che dovranno integrare l’attività sanitaria ospedaliera.
“Sono oltre 87 milioni i fondi destinati dal Pnrr alla sanità territoriale abruzzese con la previsione di 11 nuovi ospedali di comunità e 40 case di comunità – aggiunge – I presìdi sul territorio rivestono un ruolo importantissimo perché potranno garantire la giusta continuità assistenziale in tutti i territori abruzzesi, in particolare nelle aree interne aquilane, penalizzate dall’orografia e dalla scarsità di risorse, oltre che da un progressivo invecchiamento della popolazione, con il conseguente aumento dell’incidenza delle malattie croniche. La provincia dell’Aquila ha un’estensione territoriale di 5.047 chilometri quadrati, tra le più grandi d’Italia, 286 mila abitanti e 108 comuni. La sanità nella regione deve essere garantita a tutti i cittadini senza creare le diseguaglianze che si ritrovano oggi soprattutto nei territori delle aree interne. Ci si deve attivare per creare le condizioni affinché la sanità pubblica territoriale di prossimità non sia più gestita in emergenza, come sta accadendo in Alto Sangro, ma sia frutto di un’attenta e strutturata programmazione che metta al centro il diritto alla salute delle persone“.