Il 19 dicembre, la società DANTE LABS ha diffuso un comunicato a mezzo stampa, nel quale ha asserito che il Tribunale dell’Aquila non avrebbe accolto il ricorso presentato dalla FILCAMS CGIL della Provincia dell’Aquila nel mese di ottobre perché infondato. Nella stessa occasione, la società ha dichiarato di aver spontaneamente revocato la procedura di licenziamento collettivo avviata nel mese di settembre, dicendosi, peraltro, consapevole della legittimità piena e della correttezza del proprio operato e disponibile ad intraprendere con il sindacato relazioni costruttive e propositive.
Questo è quanto dichiarato, certo.
Tuttavia, la ricostruzione fattuale fornita dalla società non corrisponde al vero.
Ed infatti, i tredici lavoratori e lavoratrici coinvolti dalla procedura sono stati costretti, quasi tutti, ad andare via, chi licenziato per giusta causa chi dimesso, per giusta causa.
Più specificamente, i lavoratori e le lavoratrici della DANTE LABS si sono dimessi, quasi tutti, nel mese di novembre, per giusta causa, e cioè perché non percepivano lo stipendio da mesi, pur continuando a garantire la continuità aziendale. Con le dimissioni per giusta causa, almeno, il personale cessato potrà percepire l’indennità di NASPI e contare, quindi, su un reddito mensile certamente inferiore alla retribuzione, ma sicuro, per un arco di tempo di massimo ventiquattro mesi. Quindi, dei tredici lavoratori e lavoratrici coinvolti dalla procedura di licenziamento collettivo, ne sono rimasti solo tre ancora alle dipendenze della società, due dei quali, non pagati da mesi, sono in procinto di dimettersi, anche loro, per giusta causa. E ciò in quanto non solo gli stessi non vengono pagati da mesi, ma si sono visti addebitare, sempre nel mese di novembre, insieme agli altri colleghi che si sono dimessi prima di loro, uno o più procedimenti disciplinari, per le motivazioni più svariate. Procedimenti disciplinari a mezzo dei quali la società ha, in alcuni casi, erogato addirittura delle sanzioni a carico di questi lavoratori e lavoratrici senza stipendio da mesi, che, nonostante tutto, hanno continuato a lavorare, almeno finché hanno potuto resistere.
Ne consegue che quanto detto e fatto dalla società è privo di qualsivoglia pregio sociale: la procedura di licenziamento collettivo è stata revocata perché tanto i lavoratori e le lavoratrici che vi erano coinvolti sono già stati costretti ad abbandonare il posto di lavoro, con modalità diverse da quelle previste dalla legge nell’ambito di una procedura di licenziamento collettivo.
Inoltre, posto che il Tribunale dell’Aquila ha accolto il ricorso presentato dalla FILCAMS CGIL della Provincia dell’Aquila, ordinando, per l’effetto, alla DANTE LABS di fornire, entro la settimana corrente, “copia dei bilanci di esercizio relativi agli anni 2022 e 2023, di tutti i contratti di lavoro, anche a tempo determinato ed in somministrazione, conclusi in tali anni e dei dati, aggregati per committenti, relativi al fatturato aziendale negli stessi periodi ed ai ricavi realizzati e attendibili in relazione alle operazioni in corso ed a quelle previste secondo le prospettive di prosecuzione dell’attività industriale, che ne rispecchiano l’andamento negli ultimi diciotto mesi” (come da dispositivo del provvedimento del Tribunale di cui trattasi), e condannando, peraltro, la società al pagamento delle spese processuali, va detto che, ad oggi, alla scrivente O.S., che si riserva di agire nelle opportune sedi, non è stato inviato alcun documento e che le spese processuali non sono state pagate.
Non possiamo, poi, dimenticare anche i sette lavoratori e le lavoratrici licenziati al di fuori e a ridosso della procedura di licenziamento collettivo, e cioè nelle settimane precedenti e successive all’avvio della procedura, anch’essi licenziati senza preavviso, senza aver percepito regolarmente la retribuzione per mesi, e senza essersi visti corrispondere, ad oggi, nemmeno il Trattamento di Fine Rapporto.
Non possiamo, in ultimo, dimenticare, quei lavoratori e quelle lavoratrici che, in primavera, si sono dimessi, esasperati da un clima aziendale insostenibile, fatto di ritardi nel pagamento delle retribuzioni da un lato, e di continui richiami e pretese dall’altro, lavoratori e lavoratrici che, oggi, non riescono ancora a farsi pagare dalla società le spettanze di fine rapporto, alcune mensilità di retribuzione e il Trattamento di Fine Rapporto. Gli stessi, infatti, pur avendo agito tempestivamente in giudizio per il recupero forzoso delle somme, con il deposito di ricorsi per decreto ingiuntivo, vedono oggi la società opporre, uno ad uno, i decreti ingiuntivi emessi dal Tribunale dell’Aquila.
Senza contare che la società, nonostante abbia dichiarato, proprio ieri, a mezzo stampa, di voler “allargare il dialogo costruttivo a piani futuri di crescita, conscia delle proprie responsabilità sociali”, alla fine del mese di ottobre ha avviato la procedura di composizione negoziata della crisi d’impresa, che prevede la possibilità, per la società in stato di crisi e/o di insolvenza, di richiedere l’attuazione di misure protettive al fine di paralizzare temporaneamente le azioni cautelari ed inibitorie dei creditori diversi dai lavoratori e dalle lavoratrici nel corso delle trattative per l’eventuale risanamento dell’impresa, senza farne parola con la scrivente O.S., né con le istituzioni, e senza pagare i lavoratori e le lavoratrici come consentito dalla citata normativa, ma, anzi, costringendoli a lasciare il posto di lavoro.
Stanti i fatti, esattamente quali relazioni sindacali “costruttive e propositive” avrebbe intenzione di creare la DANTE LABS? Quali responsabilità si sarebbe assunta la società nei confronti delle trentanove persone che, da marzo ad oggi, hanno continuato, finché hanno potuto, a lavorare senza stipendio, esasperate da procedimenti disciplinari avviati per le più svariate ragioni, e costrette, infine, ad abbandonare il posto di lavoro per disperazione?
E’ questo il ringraziamento della DANTE LABS al territorio, ai cittadini e alle cittadine, lavoratori e lavoratrici, alle istituzioni, che hanno creduto nella società, sostenendola con il loro lavoro e finanziandola, peraltro, nella fase di partenza?
La verità è che la società avrebbe dovuto cercare le soluzioni alla crisi partendo dalla tutela dei diritti al lavoro e al salario dei lavoratori e delle lavoratrici, con responsabilità sociale verso di essi, verso i cittadini e le cittadine della città dell’Aquila , nei confronti delle istituzioni e del nostro territorio, che oggi perde un capitale umano e professionale fatto da decine di giovani e qualificati lavoratori e lavoratrici, con la ulteriore compromissione di una già difficile ripresa economica e sociale della città dell’Aquila.
FILCAMS CGIL L’Aquila
Andrea Frasca
Alessandra Marchionni
Comunicato stampa