Sanità, Nursing Up De Palma: «Indennità di confine per arginare la fuga di infermieri lombardi in Svizzera, arriva l’approvazione di una mozione bipartisan. Le nostre denunce, le nostre costanti pressioni sulla politica, i nostri appelli a non voltare le spalle ai disagi degli operatori sanitari, trovano riscontro in una proposta che ha l’obiettivo di creare finalmente maggiori attrattive per i nostri professionisti».
«E’ stata definita una mozione bipartisan, questo significa che per una volta, ed è un caso raro e per questo apprezzabilissimo, la politica ha messo da parte i colori, le bandiere e le divergenze, badando alla concretezza dei contenuti e all’obiettivo finale, appoggiando in pieno la proposta.
Ci giunge notizia in queste ore che in Lombardia, in Consiglio Regionale, è stata approvata appunto una mozione bipartisan per intervenire presso il Governo e ottenere una indennità di confine per quegli operatori sanitari delle province di Como, Varese e Sondrio, dove si registra, da anni, una preoccupante fuga verso la vicina Svizzera. Sono 5mila, ad oggi, i frontalieri che, nel settore sanitario, dalle province lombarde di confine, si recano ogni giorno in terra elvetica. Per la maggior parte si tratta di infermieri.
Un esodo pericolosissimo per la già precaria stabilità del nostro sistema sanitario, con un picco ulteriore di 350 professionisti che nell’ultimo triennio hanno abbandonato i rispettivi ordini per essere impiegati nella sanità pubblica e in particolare quella privata di una Svizzera che offre stipendi base di 3mila euro mensili, con picchi che possono anche superare i 5mila euro.
Ci siamo battuti per mesi, con le nostre denunce, mettendo al corrente le istituzioni, i media e la collettività della vera e propria “caccia all’infermiere italiano” che la Svizzera ha avviato da tempo, per rinforzare il proprio sistema sanitario con figure che rappresentano esperienza e competenza.
E dove non reperirle se non con allettanti offerte di lavoro nei Paesi più vicini, in primis l’Italia? D’altro canto come biasimare chi lascia gli ospedali e le rsa lombarde per decidere di lavorare in terra elvetica, di fronte a retribuzioni del genere e a prospettive di carriera ben più allettanti.
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Non entriamo nel merito, lo ripetiamo, dei colori politici della proposta, ma a quanto ci risulta era partita dal Pd regionale, ma tra i primi firmatari ci sarebbe addirittura la Lega. A dimostrazione che per una volta le divergenze sono state messe da parte.
Il testo impegna la giunta regionale a intervenire con il governo affinché venga prevista una indennità per i medici, infermieri e tutte le professioni sanitarie “ma anche per aumentare il riparto del fondo nazionale sanitario destinando maggiori indennità al personale impiegato nelle aree di confine”.
Lo scorso 29 maggio, dopo la nostra Assemblea Plenaria di Milano e la manifestazione davanti alla Regione , chiedemmo e ottenemmo un incontro con il team dell’Assessore Welfare, Bertolaso, nella persona della Dott.ssa Palmieri, a capo della Direzione Generale Welfare.
Tra i temi caldi trattati senza dubbio la carenza di personale e le nefaste conseguenze di una fuga verso la Svizzera che va arginata sul nascere creando maggiori attrattive per i nostri operatori sanitari.
Sul tavolo lasciammo, tra le altre, la richiesta di una specifica indennità di confine.
Le nostre battaglie, le nostre denunce, il nostro costante dialogo con le istituzioni, il nostro non arretrare di un millimetro rispetto alle legittime istanze che, in questo caso, in Lombardia, raccontano di un disagio crescente degli operatori sanitari, trovano un senso concreto e profondo in una mozione che naturalmente ora deve essere tradotta nei fatti.
La speranza è che sia solo l’inizio di una reale presa di coscienza, da parte della politica, regionale e nazionale, delle difficoltà che i nostri professionisti vivono ogni giorno, in un contesto che da Nord a Sud, lo evidenzia il rapporto Crea Sanità-Regioni 2023, laddove mancano maggiormente all’appello infermieri, la qualità della prestazioni sanitarie offerte ai cittadini si abbassa pericolosamente», chiosa De Palma.