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De Rosa sulla lettera dell’Agesci: «Affermazioni gravissime»

Le precisazioni del primo cittadino di Luco dei Marsi, Marivera De Rosa: «Folle: io insultata per aver chiesto il rispetto delle regole e per aver voluto riportare la fruizione di beni comuni a tutti i luchesi, senza toccare quanto assegnato all'Agesci».

De Rosa sulla lettera dell'Agesci: «Affermazioni gravissime»

“Mi trovo costretta a tornare pubblicamente sulla vicenda legata al convento dei frati, di cui il Comune ha di recente richiesto l’accesso e l’uso di locali che in realtà dovevano essere liberi e a disposizione, ma che non lo erano da tempo, perché chi aveva avuto in concessione un ampio piano della struttura, in realtà, l’aveva da tempo occupata completamente e utilizzata in via esclusiva”.

A parlare è la sindaca di Luco dei Marsi, Marivera De Rosa, in merito alla vicenda che vede protagonisti il gruppo Agesci locale e l’amministrazione luchese.

“Devo farlo mio malgrado – e nonostante abbia già trattato l’argomento, dopo che con i diretti interessati, e proprio per amore di chiarezza, sulla mia pagina personale su social – perché è evidente che qualcuno ha interesse nel continuare a montare una polemica non solo inutile, ma anche inopportuna e, con l’esternazione-fiume resa dalla dirigenza dell’Agesci locale, anche a mezzo stampa, sempre più greve e offensiva nei miei confronti”, spiega la Sindaca.

“Dal mio canto, ho cercato di sorvolare e, su certi punti, anche tacere, perché, pure nella ragione, non mi interessava puntualizzare passo per passo, e per delicatezza nei confronti dell’altra parte. Una parte però, che non esita a rivolgermi accuse gravi e a mistificare, con davvero poco spirito cristiano, la realtà dei fatti.

De Rosa sulla lettera dell'Agesci: «Affermazioni gravissime»Intanto, scrivono i Dirigenti, che “al momento di caricare il camioncino di letti, materassi ecc, si sono limitati ad affidare ad un post l’esternazione di un sentimento di mestizia e nostalgia nel vedere la fine un capitolo importante della loro vita, che li ha visti crescere e maturare in quei luoghi”, e già in questo inizio, perché avrebbero dovuto provare questi sentimenti e pubblicare quanto hanno pubblicato, se nessuno, cosa che ben sanno e non possono negare, li ha mai inviati a lasciare il convento?! É davvero sconfortante, già da qui, dover prendere atto delle contraddizioni e dalla evidente malafede, con cui anche proseguono e con cui mi additano quale bugiarda. Viene criticato il presunto “tono freddo” della lettera, ma si guardano bene dal precisare che la lettera è stata scritta dell’ufficio tecnico, dopo un sopralluogo e per le esigenze dell’ente, ed è formale perché gli uffici comunali devono seguire la forma.

Di ben altro tenore è stato il nostro colloquio, che è venuto tra l’altro dopo che si erano date ulteriori settimane per lasciare nella disponibilità del Comune il locale di sopra, ma anche questo si guardano bene dal dirlo, anzi affermano il contrario, fomentando la polemica e le divisioni a colpi di bugie e accusando me di essere non solo bugiarda, ma anche di freddezza e addirittura disumanità! Nel corso dell’incontro hanno dichiarato che “se non era per il Covid avrebbero già tutto affittato per luglio e agosto”.

Ho fatto loro notare che tali attività necessitavano di adeguate misure di sicurezza, in primo luogo per i ragazzi stessi, e specifiche autorizzazioni riguardo all’uso della struttura, ai fini di una tutela generale.

Di rimando mi informavano di non essere a conoscenza che il piano superiore non rientrasse nella concessione. Nell’incontro ho chiesto loro collaborazione per regolamentare non gli spazi di loro competenza, assegnatigli dal Comune e mai messi in discussione, ma gli altri spazi, oggi più che mai necessari, e che avrebbero potuto condividere con le altre associazioni di volontariato locale, cosa che ho detto più volte, portando perfino l’esempio pratico di un’altra Associazione storica che a Luco mette a disposizione la sede e le attrezzature a tutte le altre, contro pagamento prefissato e previo accordo, per far sì che ogni gruppo possa dare vita al meglio alle proprie iniziative. Cosa c’era di sacrilego in questo? Circostanza oggi negata. Chi era presente, però, sa cosa è stato detto”, continua la Sindaca, “dunque, visto che si negano i fatti, delle due l’una: o chi lo fa è in malafede, e qualcuno ha interesse a perpetuare confusione e divisioni, o è in errore perché non ha capito quanto detto, eppure ho parlato con chiarezza.

Quanto agli “spazi di collaborazione”, secondo i Dirigenti, assenti da parte della nostra Amministrazione, ricordo solo che, come fatto con tutte le altre associazioni, abbiamo chiesto in più occasioni cooperazione e partecipazione, con la solita negativa risposta. Le affermazioni su una mia presunta rigidità e sul fatto che avrei “negato il mantenimento della cucina dov’era” sono gravissime, come le stesse affermazioni sul fatto che avrei dichiarato di “dover far stare dentro e non all’esterno i ragazzi”, quando tutte le indicazioni che seguiamo, in particolare per le misure anti Covid, vanno nella direzione contraria, e semmai ho spiegato la necessità di sistemare l’esterno, sempre per la sicurezza dei ragazzi. Più che un’operazione-chiarezza, quella dell’Agesci appare nettamente come un’operazione di marketing”, è l’affondo della sindaca De Rosa, “tramite cui piazzare presunte ragioni e menzogne contro di me e la nostra amministrazione.

Un dato inequivocabile, visti i contenuti e il fatto che, invece, nessuno dei dirigenti ha dato seguito all’accordo con cui si era chiuso il nostro incontro in Comune, e cioè di incontrarci nel convento per sistemare in modo ottimale la cosa e far convergere le esigenze dell’ente e dell’Agesci, nel rispetto però del diritto di tutti cittadini, in ogni tempo, di poter fruire di questo luogo.

Un’operazione fondata sulle bugie, come l’affermazione che “La notte stessa avrei chiamato il capogruppo… E la cito perché, per quanto minima, dà invece la misura delle menzogne diffuse ad arte dalla Dirigenza: era la serata del sabato, non mi permetterei mai di chiamare qualcuno “di notte”, e l’ho fatto proprio nello spirito di cooperazione e chiarezza che mi contraddistingue da sempre” rimarca la Sindaca, “cosa che non si può certo dire di qualcun altro. Voglio ancora sperare che non sia pura malafede (o quel calcolo politico che i Dirigenti, mettendo le mani avanti, hanno precisato non “interessargli”).

Mi dispiace anche che i rappresentanti di un gruppo che dovrebbe incarnare lo spirito di condivisione, chiarezza e umiltà, si rifiutino di fare quanto necessario (e dovuto), soprattutto in una fase come questa, di collaborare con le altre associazioni e con l’Amministrazione, e trascinino me e tutti quelli che oggi sono a disagio per questa vicenda, in una diatriba assurda, che non avrebbe avuto motivo di esistere, se non per i motivi che, a questo punto è chiaro, sanno solo i Dirigenti dell’Agesci.

Sono in imbarazzo per loro, per il loro comportamento puerile, offensivo e inadeguato, che non può che mettere in difficoltà tante persone e tante famiglie a loro vicine, o che avrebbero voluto avvicinarsi, e che oggi non può non far sorgere l’interrogativo su che cosa ne sia stato dello spirito originario dell’Agesci locale, cosa sia oggi, cosa esprima e come si esprima, anche in rapporto al tessuto sociale e associativo in cui vive.

E a fronte di tante offese ricevute, mi dolgo di avere invece, per eleganza e per non sollevare ancor più questioni, anche taciuto di fatti gravi e inoppugnabili, per i quali non si escludono azioni di tutela legale per l’ente, emersi alla ricognizione, come i presunti lavori di mantenimento della struttura, che hanno generato manufatti e interventi, oltre che non autorizzati, non appropriati e non in linea con la struttura del ‘600, come i rattoppi che sfregiano il chiostro, prima luogo talmente bello da essere utilizzato per foto da tanti sposi. Era stato offerto all’Agesci, che continuerà a occupare l’intero piano in concessione, di dividere gli altri spazi con altre associazioni o in presenza di usi diversi, a seconda delle necessità dell’ente.

L’Agesci non aveva diritto esclusivo e di gestione personale assoluta del Convento, che è parte della memoria storica di tutti i luchesi, e la cui fruizione è nei diritti dei luchesi, della collettività, diritti di cui si occupa l’Amministrazione e questi diritti vanno rispettati, che piaccia o meno a qualcuno”.

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