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DEFR. Paolucci fa il bilancio di 5 anni di Marsilio

“Cinque anni di fallimenti e promesse non mantenute. Un tradimento per gli abruzzesi”

Marsilio si ripresenta agli elettori con una lunga lista di cose non fatte. Sanità, lavoro, agricoltura, imprese, tasse, vertenze, infrastrutture, fondi strutturali, parità, ferrovia: in questi cinque anni di governo ha preso tanti impegni con gli abruzzesi non onorando nessuna delle promesse messe nero su bianco sul suo programma elettorale nel 2019. Nemmeno la filiera istituzionale con la Meloni è riuscita a produrre risultati seri e concreti per l’Abruzzo. E la fotografia ad oggi della nostra regione lo rivela chiaramente, un’immagine che è necessario commentare, perché i cittadini arrivino informati alle elezioni di marzo”, così il capogruppo Pd Silvio Paolucci che fa il punto sui cinque anni di governo del centrodestra.

Basta fare un’operazione semplice per capire la gravità del tradimento di tutti gli impegni presi con la comunità, cioè rileggere oggi il programma con cui Marsilio nel 2019 si presentò a governare– incalza Paolucci punto per punto – . Al primo punto c’era l’impegno verso i tanti giovani costretti ad andare via dall’Abruzzo, bene il rendiconto di questo governo vede la perdita di 35.000 under-40 dal 2019 al 2023, un flop sin dal primo impegno di programma. Non solo, la Regione di Marsilio ha tenuto cinque anni nel cassetto una proposta di legge per sostenere i giovani e impedire la loro fuga, mai discussa in commissione, né calendarizzata. Aveva promesso attenzione alla filiera agroalimentare: oggi, non solo nessun sostegno è stato dato alle attività in ginocchio per il maltempo, ma i 15.000 imprenditori vitivinicoli che non hanno avuto raccolti sono stati anche sbeffeggiati sulla gravità delle proprie condizioni. Si legge di potenziare l’irriguo, ma a cinque anni di distanza siamo una delle due regioni d’Italia che su 1,6 miliardi di euro porta a casa zero, perché non hanno presentato progetti. Fra i primati nazionali annoveriamo anche quelli vergognosi sulla mancata spesa dei fondi europei, i fondi strutturali FESR e FSE, il contrario dell’impegno di potenziarli che Marsilio ha scritto nel programma. Si parlava di sostenere la comunità uscendo dalla logica assistenziale dei finanziamenti, ma nei fatti questa è stata la legislatura più vergognosa della storia degli ultimi vent’anni per l’elenco di leggi omnibus per finanziare “la qualunque”! Veniamo all’impegno di rafforzare le imprese locali: nulla si è fatto se oggi le imprese artigiane subiscono una flessione di 1.880 unità, in percentuale pari al 6,29 per cento, più del doppio del dato italiano. Infrastrutture materiali e immateriali, il sogno di Marsilio di dotare l’Abruzzo di un vero sistema portuale si è scontrato con il nulla di fatto di una realtà in cui non si è mantenuto neanche l’impegno messo nero su bianco nel 2019 di spostare l’Autorità portuale a Civitavecchia e attivare il Corridoio 5 su cui viaggiano merci e progetti del resto d’Europa. Il trasporto intermodale dalla gomma al ferro e la velocizzazione della rete ferroviaria Roma Pescara: ebbene annoveriamo la perdita di 620 milioni di PNRR per la velocizzazione e ulteriori 800 mln sulle altre linee di finanziamento. In più l’opera resta senza copertura certa a causa del mancato impegno della Regione di Marsilio e all’incertezza sulla sorte dei 7,2 miliardi destinati alla ferrovia. Non meno rilevante la questione autostradale, Marsilio si impegnava a rimodernare e a far diminuire il costo dei pedaggi: oggi non solo le autostrade abruzzesi sono divenute impraticabili, ma sui pedaggi il governo amico ha persino licenziato il tavolo con i sindaci abruzzesi. Un flop enorme su tutte le infrastrutturali stradali, siamo passati dal “piano Marshall” per le manutenzioni ordinarie e straordinarie delle arterie abruzzesi annunciato nel 2019, al definanziamento delle opere del Masterplan, dal Fucino ai porti. Rilette oggi le promesse fatte sembrano barzellette, come quelle raccontate sul taglio delle tasse regionali: nemmeno un euro è stato destinato allo scopo, ma dal 2019 la maggioranza scrive leggi di bilancio che istituivano un fondo per la riduzione della tassa regionale che nel 2020 prevedeva 8.303.000 euro, mai utilizzati, l’anno successivo ne prevedeva addirittura 50 milioni, mai usati neanche questi, se non per le leggi omnibus, la vera marca distintiva di questo centrodestra. Veniamo alla sanità, erano 3 i temi centrali del Marsilio candidato nel 2019: abbattimento liste d’attesa, un disastro fatto di tempi lunghissimi e mobilità passiva da record; la trasformazione di Guardiagrele presidio di zona disagiata, la salvaguardia della rete Emergenza urgenza nelle aree interne: tutte cose non mantenute; l’istituzione del Dea di II livello L’Aquila-Teramo e Pescara-Chieti, promesso, salvo tradire tale proposta con l’approvazione di un programma che è tutto l’opposto. Domanda retorica: che ne è dell’esenzione dei ticket per premiare comportamenti virtuosi? E della reintroduzione del medico di medicina generale che manca dappertutto? Niente persino sulla sinergia con le università per mantenere le convenzioni, cosa che ora costringe gli atenei a urlare per sopravvivere. Cinque anni di tradimenti, per non parlare delle iniziative non assunte, dalla Carta di Pescara alla strategia Ocse dell’Aquila, sulla conoscenza e la sostenibilità ambientale.

Il niente, questo è il bagaglio di Marsilio dopo 5 anni di governo, troppo leggero per chi si ripropone alla guida di una regione tornata indietro di dieci anni, pesantissimo per chi in Abruzzo vive, lavora, si muove e, oltre a poter tornare, deve avere il diritto di non andare fuori a curarsi per rimanere vivo”.

Comunicato stampa

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