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Devastata area rara nel parco nazionale del Gran Sasso

La Stazione Ornitologica Abruzzese denuncia la situazione: "È desolante che in un'area protetta a livello europeo vengano rasi al suolo ettari ed ettari di rarissima vegetazione ripariale"

Le ruspe hanno completamente devastato una delle rarissime aree umide del versante teramano del parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, il lago Pagliara a Isola del Gran Sasso, distruggendo preziosissimi habitat tutelati a livello europeo dove vivevano specie di anfibi, come i tritoni, e uccelli anch’essi protetti”.

È quanto si legge sulle pagine social del SOA, la Stazione Ornitologica Abruzzese inoltre mercoledì scorso 15 novembre ha depositato un esposto alle autorità per chiedere l’immediata interruzione di ogni lavoro e di perseguire eventuali reati.

“È desolante che in un’area protetta a livello europeo vengano rasi al suolo ettari ed ettari di rarissima vegetazione ripariale, che lo stesso parco definiva di elevatissimo valore naturalistico per la presenza di specie di piante e animali particolarmente protetti.
Non sappiamo se i lavori siano gli stessi per i quali il comune di Isola del Gran Sasso, al fine di realizzare una pozza utile per l’antincendio, aveva chiesto il nulla osta del parco che lo aveva concesso prescrivendo però una stretta tutela della vegetazione ed escludendo categoricamente lavori in alveo e movimento terra“.

“Se fossero proprio questi, sarebbe gravissimo sia per quelle che appaiono come palesi ed esplicite violazioni delle prescrizioni dell’Ente Parco sia perché addirittura sarebbero stati utilizzati fondi europei in totale contrasto con le direttive comunitarie che impongono la tutela di questi habitat e di queste specie. Davanti a queste immagini – continuano – di devastazione fa sorridere amaramente il ricordo delle note e surreali vicissitudini patite da un cittadino che aveva realizzato a mano e in buona fede degli stagni di pochi mq per favorire gli anfibi proprio all’interno del parco del Gran Sasso, perseguito per tale “misfatto” dalle autorità preposte fino a subire addirittura un processo penale. Vedremo ora se gli enti preposti imporranno non solo lo stop ai lavori ma anche il ripristino degli ettari distrutti, oltre a valutare la posizione dei responsabili di tale intervento devastante“, concludono.

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