“In un paese che vuole dirsi civile, non si vive in un territorio martoriato dall’inquinamento, non si continua ad essere esposti a sostanze pericolose, non si aspettano anni e anni per una risposta nei processi”.
Così quattordici cittadini abruzzesi che hanno scritto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella una lettera aperta sulla causa in sede civile per il risarcimento dei danni del disastro ambientale di Bussi.
Il procedimento, secondo quanto riportato dalla stampa, è inspiegabilmente fermo da ben due anni al tribunale di L’Aquila, con il giudice che non decide su un’eccezione procedurale sollevata dai legali di Edison.
Ricordiamo che il Ministero della Transizione Ecologica e la Regione Abruzzo nel 2019 hanno intentato causa nei confronti di Edison chiedendo, sulla base di perizie dell’SPRA e dell’Istituto Superiore di Sanità, oltre un miliardo di euro di risarcimento.
Avrebbero potuto essere molti di più a firmare la lettera aperta ma è stato scelto un numero simbolico, quattordici, come gli anni passati dalla scoperta della prima discarica, la Tremonti.
La nota è stata inviata per conoscenza anche ai ministri della Giustizia e della Transizione ecologica, al vicepresidente del CSM, al presidente della Regione e al presidente del Tribunale di L’Aquila, sez. civile.
Ricordiamo che già un anno fa fu depositata un’interrogazione parlamentare in cui si stigmatizzava l’impasse in cui si trovava la causa.
Per i cittadini sono inaccettabili questi ritardi che si trasformano in Giustizia negata; per questo chiedono l’intervento del Presidente affinché tutti i procedimenti che riguardano il sito inquinato si concludano celermente.
“Il fattore tempo non è una questione secondaria. I cittadini che hanno bevuto quell’acqua con sostanze cangerogene e tossiche, sgomenti per il loro territorio danneggiato dalla presenza di una delle discariche più grandi d’Europa, stanno letteralmente invecchiando senza veder risolta, in un senso o nell’altro, questa vicenda. Non vogliamo più aspettare, non è giusto”.
LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SULL’INQUINAMENTO DI BUSSI E DELLA VAL PESCARA E SUL PROCEDIMENTO RISARCITORIO CIVILE
Egregio Presidente,
siamo quattordici cittadini preoccupati per la giustizia negata nella tutela dei nostri diritti primari, quello della Salute e della tutela dell’ambiente in cui viviamo.
Avremmo potuto essere molti di più a firmare questa lettera ma questo numero, quattordici, per noi ha un valore simbolico.
Infatti, da quattordici anni i cittadini della val Pescara attendono la bonifica dei veleni scoperti nel 2007 nel Sito nazionale per le Bonifiche di Bussi. Una situazione di inquinamento gravissima che ha addirittura interessato l’acqua potabile bevuta per decenni da centinaia di migliaia di persone, compresi i due capoluoghi di Chieti e Pescara, come evidenziato dall’Istituto Superiore di Sanità.
Nel 2019 l’allora Ministero dell’Ambiente, oggi della Transizione ecologica, e la Regione Abruzzo, per il tramite dell’Avvocatura dello Stato, hanno intentato una causa risarcitoria in sede civile presso il Tribunale di L’Aquila contro la multinazionale Edison a seguito delle conclusioni della Cassazione Penale che, pur sancendo la prescrizione dei reati, ha riconosciuto in pieno la loro sussistenza, sia per quanto riguarda il disastro ambientale che l’avvelenamento delle acque.
I due enti hanno chiesto oltre un miliardo di euro di risarcimento, sulla base di perizie dell’ISPRA e dell’Istituto Superiore di Sanità.
Siamo venuti a conoscenza dalla stampa* che tale fondamentale procedimento giudiziario è attualmente fermo perché il giudice non si esprime, da ben due anni, su una riserva avanzata dai legali della società.
Due anni per non decidere su una eccezione procedurale!
A lasciarci sconcertati anche il fatto che a nulla sembra essere servita una interrogazione parlamentare depositata già un anno fa, era il novembre 2020, dall’ex Guardasigilli Andrea Orlando con la deputata Stefania Pezzopane.
Ci chiediamo a questo punto quale sia il significato della parola giustizia.
Il fattore tempo non è una questione secondaria. I cittadini che hanno bevuto quell’acqua con sostanze cangerogene e tossiche, sgomenti per il loro territorio danneggiato dalla presenza di una delle discariche più grandi d’Europa, stanno letteralmente invecchiando senza veder risolta, in un senso o nell’altro, questa vicenda.
Non vogliamo più aspettare, non è giusto.
Ci chiediamo in quale ambito lavorativo una risposta ad un quesito, peraltro su una delle tante questioni da dibattere, possa essere rinviata per due anni senza alcuna conseguenza dal punto di vista disciplinare e senza che siano chiarite le cause di tale inspiegabile e inaccettabile ritardo.
Con questa lettera auspichiamo un Suo intervento, anche in qualità di presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, affinché il procedimento abbia un esito nel più breve tempo possibile.
La Giustizia negata è intollerabile, come è intollerabile che in quattordici anni il sito non sia stato ancora bonificato quando in altri paesi in pochi anni si restituiscono alla collettività intere regioni un tempo contaminate.
In un paese che vuole dirsi civile, non si vive in un territorio martoriato dall’inquinamento, non si continua ad essere esposti a sostanze pericolose, non si aspettano anni e anni per una risposta nei processi.