Bisogna reinventarsi, in questi mesi, aiutarsi a vicenda, creare anche qualcosa che prima non c’era, per superare degnamente la crisi.
Una crisi, lo ricordiamo, che non ha una sola valenza prettamente sanitaria, ma investe anche il lato economico, sociale e affettivo di questa società. Siamo tutti dentro una gabbia che, grazie al vaccino, sconfiggeremo a poco a poco. Nel Don Orione di Avezzano, la bufera è passata: la struttura, è vero, per il momento è ancora chiusa al pubblico, per precauzione contro il rischio di contagio da Coronavirus.
Dopo ospiti e operatori, adesso anche tutti i religiosi che prestano servizio all’interno della residenza socio-assistenziale della città marsicana si sono negativizzati: l’ultimo positivo rimasto era Don Franco, che è guarito di recente dalla malattia del Covid-19.
E la notte porta sempre consiglio, come si suol dire, anche la notte legata al virus. Di fatti, nella prima settimana del nuovo anno, arriveranno in struttura i cosiddetti “muri dell’abbraccio”, vale a dire pareti in plexiglass con dei manicotti inseriti per consentire in totale sicurezza e protezione il “riavvicinamento” tra anziani e familiari.
Saranno due, in arrivo nella struttura di via Camillo Corradini: pareti in plastica dotate di guanti che arrivano a coprire tutta la lunghezza delle braccia e che consentiranno agli ospiti e alle loro famiglie di abbracciarsi di nuovo, dopo mesi di silenzio a livello di gesti d’amore.
Una nuova normalità, certo, ma è pur sempre normalità.