Si sta per chiudere un capitolo, definitivamente, nella struttura RSA di via Camillo Corradini di Avezzano. Un capitolo faticoso, complesso e tempestoso, fatto anche di tanto dolore. 21 anime sono volate in cielo e non hanno vinto la battaglia contro il virus, che è stata l’ultima della loro vita. Adesso, però, dopo aver raccolto i cocci, si sta provando a tornare man mano alla normalità, ora che la RSA è di nuovo senza casi Covid.
Noi di InfoMediaNews ve lo avevamo anticipato, qualche giorno fa, in questo articolo.
Adesso c’è la certezza di carta: il Don Orione di Avezzano da ieri sera non è più una struttura commissariata dall’Azienda sanitaria locale, precisamente dalla dottoressa Cicogna, attuale direttore sanitario della Asl provinciale.
Tutti gli ospiti all’interno della struttura si sono negativizzati e, quindi, sono guariti dalla malattia del Covid-19. Anche il persone si era già negativizzato.
Tornerà, perciò, con la fine del commissariamento – partito ad ottobre scorso – in attività il direttore sanitario e geriatra, mentre i medici Usca che, attualmente, ancora operano all’interno del Don Orione presteranno servizio fino al 21 dicembre, per poi passare le consegne agli operatori sanitari della RSA stessa.
Stabili le condizioni dell’unica ospite – negativa – che ancora si trova ricoverata in Ospedale, in attesa di collocazione in una struttura riabilitativa Covid Free.
“Torniamo lentamente alla normalità. – così si esprime il direttore religioso della RSA di Avezzano, Don Vittorio Quaranta – Voglio ringraziare la Asl che ci ha dato il supporto necessario in questa emergenza, i medici che si sono prodigati nell’assistenza, e tutto il personale che, in condizioni di grande difficoltà, è restato accanto ai malati garantendo cura e calore umano”, afferma alla Redazione.
“Siamo certamente più poveri, – aggiunge, relativamente alle 21 croci segnate – il mio pensiero va prima di tutto alle persone fragili che hanno perso la loro battaglia contro il virus e alle loro famiglie. Speriamo presto di poter ristabilire un contatto più stretto tra gli ospiti e i loro cari all’esterno. Stiamo facendo il possibile”.