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È Kira la più bella d’Italia: la cagnolina superstar è un lagotto romagnolo ed arriva da Avezzano

Un tempo, tre soavi dee dell’Olimpo (Atene, Era ed Afrodite) litigarono per il pomo della bellezza. A quell’epoca mitica, però, la competizione fra più belle non era ancora, di certo, aperta ai nostri amici a quattro zampe. Non solo gli umani, quindi, hanno il potere di creare invidia nei confronti degli dei. Questa ammaliante cagnolina di tre anni (in foto), precisamente il 30 giugno scorso, di ‘papà’ avezzanese, ha agguantato il primo premio in merito ad un concorso di bellezza di stampo nazionale. Per tutta la dorsale della Penisola, infatti, città dopo città e tappa dopo tappa, la cagnolina di Avezzano ha riportato a casa (in questo caso, all’allevamento ‘Del Peschio Vicale’ di Avezzano), una lunga serie di trionfi (in tutto sette) ed il diploma di ‘più bella d’Italia’. Gianni Orlandi, profondo conoscitore delle meraviglie gastronomiche e culinarie del tartufo di casa nostra, è il padrone di questa cagnetta tutto pepe, dal manto color della neve e dal capo ricciuto come la dea Afrodite.

 

13619973_1243200992358418_1023661049748226432_nIl concorso italiano è stato suddiviso, infatti, in più tappe geografiche, sette delle quali se le è aggiudicate proprio la cagnetta di Avezzano. Kira è il suo nome, uno splendido esemplare di lagotto romagnolo e, nella vita, fa la cacciatrice di tartufi. «Il motivo che spinge un allevatore di questa precisa razza di cani (Gianni Orlandi è, ad oggi, infatti, l’unico allevatore di lagotti romagnoli in quel della Marsica Ndr.) a partecipare a gare di tal genere, è insito proprio nel prestigio che può derivare da un onore di vittoria di questo tipo. Il trionfo fFa alzare, per così dire, il valore di tutta la ‘cucciolata’ di derivazione. Posso ben dire, per esperienza, che non è facile acquisire risultati simili, in competizioni, quindi, come questa in cui i cani che partecipano sono davvero molti. È come se avessi ottenuto, grazie alla vittoria di Kira, una medaglia al valore per il mio allevamento, ma soprattutto un’onorificenza che mi permette di avere il giusto strumento di comprensione  circa il timone giusto di rotta della nave che sto guidando. Anche perché, in queste circostanze, i risultati non li regalano affatto», avverte. Per un diploma di bellezza, è la morfologia del cane l’asso di cuori che conta, ossia tutto ciò che riguarda la sua costituzione, dal pelo sino all’Attaccatura della coda. «Essere campione o campionessa, – avverte Orlandi – significa essere un cane praticamente privo di difetti, cresciuto e pasciuto nella più rosea delle aspettative per il futuro».

 

Nella zona marsicana, l’allevamento di cani da tartufo è molto praticato, in realtà: esistono, di fatti, diversi allevamenti che lo espletano. «A mio avviso, però, la razza del lagotto romagnolo è la migliore in quanto a ricerca di tartufi. – afferma Gianni Orlandi – Il 3 e il 4 settembre, inoltre, proprio nella conca marsicana di Avezzano, vi sarà il raduno nazionale di Lagotti Romagnoli, in anteprima assoluta. Sabato 3, si avrà la gara di bellezza fra questi splendidi amici a quattro zampe dell’essere umano, entro la cornice fiabesca del Palazzo Ex Arssa, mentre il giorno 4 settembre, di domenica, ci sarà la prova di lavoro, ossia la vera e propria gara di ricerca del tartufo, sulle montagne di San Pelino», dice. Una full immersion assoluta, insomma, nell’archivio storico di questa razza di cane davvero peculiare. Il lagotto, di fatti, dal canto suo, basa le sue radici di genesi su una storia molto antica, che risale addirittura all’epoca etrusca, per la quale, diversi ritrovamento iconici raffigurano, al fianco dell’uomo cacciatore, un cane per la caccia, di medio-piccole dimensioni, dal pelo ispido ed arricciato: molto probabilmente, l’antenato dell’odierno lagotto romagnolo.

 

13775959_1243201002358417_2356085340159907620_nIl concorso nazionale di bellezza funziona così: durante le varie fasi o step, disseminati in più parti d’Italia, bisogna ottenere determinati risultati di qualità, i quali possono ovviamente variare in base alla morfologia del cane. Kira, prima d’ora, non aveva mai riportato a casa un premio così prestigioso. Una delle sue sorelle, invece, lo scorso anno, è stata proclamata Campionessa del Mondo. Mantenere un lagotto romagnolo non è facile, in fatto di bellezza, corporeità e addestramento. «Anche se, il talento per lo scovo del tartufo, – avverte Gianni – è praticamente innato. Questa razza di cane ha, di fatti, un talento naturale per la ricerca dell’oro nero culinario d’Italia, anche se, poi, l’addestramento occorre per perfezionare soprattutto il collegamento psichico ed il feeling con il padrone». Secondo varie leggende ed aneddoti intrecciati con la storia ed il romanzo, questi cani erano soliti affiancare, nelle loro varie attività, i vallaroli o ‘lagotti’, una sorta di pittoreschi personaggi che nelle Valli di Comacchio, prima delle grandi bonifiche di fine ‘800, furono il motore delle lagune, ricchissime di selvaggina. A tempo perso, inoltre, questi abili personaggi di allora, oggi praticamente scomparsi, si dedicavano proprio alla ricerca del tartufo. Il nome ‘Lagotto’, infatti, discende, espressamente, dalla sua funzione primaria di ‘cane da acqua’. Oggi, invece, afferma la tredicesima razza italiana nel mondo.

 

peschio2-236x300Gianni Orlandi, quindi, dal canto suo, circondato da più di 20 straordinari lagotti romagnoli nel suo allevamento avezzanese, non avrebbe potuto scegliere un tipo di cane differente, come ci tiene a precisare lui stesso. «Il lagotto, secondo me, è una razza d’oro, anche se non è l’unica che si occupa di ricerca dei tartufi, ma, in questo preciso ambito, occorre fare una piccola distinzione in merito: questo tipo di razza, è l’unica ufficialmente riconosciuta in tutto il mondo per poter fare la ‘pesca’ del tartufo. Kira è stata vincitrice di sette gare nazionali, di cui una svoltasi a Cagliari, una a Bari, una a Milano, una Forlì ed una anche a Ravenna. Vincendo tutte queste tappe di esposizione, la cagnolina di Avezzano ha raggiunto un determinato numero di vittorie, nell’arco di tre mesi di tempo, che l’hanno condotta, automaticamente, ad essere incoronata, infine, a fine giugno, campionessa italiana in bellezza», conclude, infine. Kira è stata la dea dell’Olimpo del cosiddetto prelibato fungo ipogeo a forma di tubero. Trattare un cane come se fosse un proprio compagno di squadra anziché un servo, invece, significa vincere, prima di tutto, in un’amicizia concepita senza distinzioni di ‘razza’.

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