Tra le mani degli uomini, passano non solo oggetti futili, ma anche, molto spesso, le vite dei loro simili. Esistono, infatti, i medici, i pastori di fede e gli amministratori che detengono, tra le loro mani, i destini, i peccati, le preghiere e le richieste di più attenzione da parte proprio degli uomini, i loro concittadini. Esistono, poi, i camerieri, le mamme e le maestre, i quali si vedono passare tra le loro mani i complimenti della gente, i musi lunghi degli alunni, gli abbracci e i baci ed anche le carezze. Ed infine ci sono loro: gli eroi della vita di tutti i giorni, che, il più delle volte, non scelgono di essere premiati o ricordati per le loro gesta, ma scelgono solo di far passare tra le loro mani le vite degli altri, come se fossero piccole pietre preziose da mantenere brillanti per sempre.
Per Rigopiano, ferita nazionale, viva e vivida ancora adesso, sono partiti in tutta fretta in tre. Fabrizio Fracassi, Gaudio Bellotta e Antonio Morisi, tutti e tre soccorritori di Trasacco e tutti e tre stretti, fra di loro, da una missione di fede unica, quale quella che fa rima con l’aiuto verso il prossimo, hanno lasciato casa e paese e si sono diretti sul fronte dell’emergenza. Perché così fa chi crede ancora nella bellezza dell’umanità.
«Trasacco ha dato al mondo tre figli che non sono dei Jeeg robot d’acciaio o altri eroi da fumetto. Trasacco, infatti, ha dato la vita a tre uomini come noi, ma che posseggono, però, in fondo al cuore, un qualcosa in più, che si chiama altruismo. Loro sono i veri eroi della realtà, quelli che i ragazzi di oggi, un domani, dovrebbero senza ombra di dubbio prendere ad esempio per riuscire a condurre una vita di maggiore solidarietà e di più intensa tranquillità», così il primo cittadino del Comune di Trasacco, Mario Quaglieri, questa mattina, durante la Cerimonia ufficiale di consegna della Benemerenza del Comune ai tre uomini del coraggio nella tempesta.
«La Benemerenza – ha aggiunto il sindaco – è quell’altissimo riconoscimento che un’amministrazione ha il potere di conferire a quei cittadini che, nella vita di tutti i giorni, si sono distinti per valori, virtù e moralità condotta. Loro tre, inoltre e nel particolare, si sono distinti come esempi di un’Italia buona, sportiva, positiva, amichevole e mai malvagia».
In platea, di fronte ai soccorritori omaggiati, si sono seduti i ragazzi, i professori, il preside, i membri dell’associazione Alpini di Trasacco e si è materializzata una marea vera e propria di mani alzate, pronte ad applaudire, quali quelle dei cittadini del paese, assieme all’appoggio delle associazioni sportive. «Ancora adesso non ho parole per descrivere l’esperienza provata a Rigopiano. – ha affermato Antonio Morisi, con in braccio i suoi sci – Per un soccorritore, aiutare il prossimo nell’emergenza è il massimo significa dare il meglio di sé. Io ho sempre avuto un debole per l’altruismo, in fondo – ha continuato – e credo che la solidarietà sia il talento più bello che qualsiasi essere umano possa coltivare nell’anima».
«Per me, invece, – ha aggiunto Fabrizio Fracassi, il più giovane dei tre – è stato un onore rappresentare il mio Paese in questo modo e omaggiare la divisa che porto e che portiamo. Noi siamo solamente, però, un piccolo anello di aggancio di tutta una lunga catena umanitaria, della quale, lo ricordo, tutti noi facciamo parte: a partire dai familiari che ci supportano durante l’addestramento o l’emergenza, per arrivare, infine, agli amici e ai colleghi che ci stimano e che ci sono vicini. Anche perché, in una situazione critica, quando si hanno, cioè, solamente dieci minuti per riposare, leggere messaggi di affetto e di conforto di amici e di conoscenti fa sempre bene, allevia il cuore ed alleggerisce la fatica. Trasacco ha fatto parte di una questa immensa catena di solidarietà e di vicinanza e di questa attività di soccorso. Un ringraziamento io lo trasferisco, quindi, a tutti coloro che mi supportano. Nella vita, si resiste grazie alla condivisione». Medaglia ‘al valore’ anche per il cane Jack, compagno fedele di Fabrizio, guerriero dell’emergenza anche lui.
Un omaggio, infine, è stato consegnato ai tre anche dall’Associazione Sportiva Dilettantistica Plus Ultra. «Io sono molto emozionato, – ha concluso Gaudio Bellotta – e, allo stesso tempo, sono contentissimo di aver fatto tutto il possibile per la gente sepolta lì, sotto le macerie. Devo dire che è una sensazione meravigliosa e quasi metafisica aiutare chi si trova in difficoltà, chi lotta tra la vita e la morte e chi prega per rivedere ancora la luce del sole». I tre hanno dettato, oggi, le regole del cuore di un esempio di vita da vivere.
Ovviamente si tratta di una vita coraggiosa. Di una vita, ovviamente, sacrificata, ma, altrettanto ovviamente, si tratta anche di una vita ripagata dalle lacrime di chi si porta in salvo e dalle storie d’immortalità di chi non ce la fa, nonostante abbia combattuto fino alla fine. Nei loro cuori, vivranno sempre i volti e e i nomi di chi si è aiutato nello sconforto e nella paura.