Un bilancio che non lascia spazio a interpretazioni quello che il Rapporto Svimez lascerà all’Abruzzo. La regione in coda nelle graduatorie di calcolo sullo stato di salute economico del Paese. Preoccupano l’aumento degli inoccupati e la percentuale di popolazione verso la soglia di povertà.
Le anticipazioni del rapporto annuale sullo stato dello sviluppo del Mezzogiorno (Rapporto Svimez), riferito all’anno 2016, consegnano due informazioni importanti: da un dato, la crescita del Sud si consolida e il Pil aumenta dell’1 per cento, dall’altro in questo quadro complessivamente positivo la maglia nera spetta all’Abruzzo per i suoi dati negativi, che fanno registrare un forte calo dell’agricoltura e una contrazione della produzione industriale che scende del 2,2 per cento. Così, il prodotto interno lordo della regione, pur rimanendo a livelli più alti di tutto il Sud, e’ in diminuzione dello 0,2 per cento. Per l’Abruzzo i dati negativi risentono certamente della contrazione della spesa pubblica, determinata della fine della vecchia programmazione dei Fondi Strutturali 2007-2013 non compensata dall’avvio della nuova programmazione, dimostrando in questo modo quanto la spesa pubblica incida sulla crescita. Ma questi dati sono tanto più preoccupanti se si considera che alla contrazione della produzione industriale corrisponde, nel primo trimestre del 2017, una flessione degli occupati del 3,7 per cento, pari a 18 mila unità lavorative in meno, con un aumento dei disoccupati dell’1,4 per cento: il dato peggiore degli ultimi dieci anni, di gran lunga superiore a quello nazionale, che ha segnato una diminuzione dello 0,4 per cento, ponendo l’Abruzzo al terzultimo posto nella graduatoria. I dati occupazionali sono evidentemente stati influenzati delle politiche di decontribuzione del 2015 che hanno condizionato il mercato del lavoro incentivando le assunzioni, con effetti positivi per tutto il 2016. Ma analizzando la qualità del lavoro generato complessivamente al Sud, secondo Svimez, si evidenzia come le aziende abbiano scelto soprattutto assunzioni part-time, creando occupazione a bassa retribuzione che, nonostante la complessiva fase di ripresa, non hanno migliorato lo stato di emergenza sociale che nella regione resta con il 20,8 per cento degli abruzzesi a rischio povertà. “Questo quadro – commenta Michele Lombardo, segretario generale Uil Abruzzo – ci deve far riflettere su come la crescita sia fragile se non e’ sostenuta da un tessuto industriale solido, alimentato da politiche capaci di conservare e rinforzare la storica ossatura industriale regionale, attrarre nuovi progetti di investimento e sostenere l’imprenditorialità giovanile. E’ necessario invertire la rotta cercando di migliorare la competitività delle imprese abruzzesi, soprattutto delle piccole, che da sole assorbono il 52 per cento degli occupati, ma a causa delle loro dimensioni sono limitate nell’accesso alle politiche industriali nazionali. Questo ci porta a ribadire che l’Abruzzo deve migliorare la sua capacità progettuale e realizzativa degli interventi pubblici, innovando la macchina della pubblica amministrazione. Dobbiamo utilizzare tutti i mezzi a nostra disposizione come il Masterplan, il Patto per lo Sviluppo, la Carta di Pescara, il Decreto per il Mezzogiorno, i Fondi Comunitari per invertire il valore negativo e riportare l’Abruzzo in vetta alle regioni del Mezzogiorno per crescita, sviluppo ed occupazione”.
Fonte. Agi
Foto: Abr24