“Trovo inaudito che su un tema così centrale come il lavoro, l’intera coalizione di centrodestra nel suo programma abbia partorito appena 12 stringatissime righe, più che altro slogan, e una candidata come Giorgia Meloni, che ambisce a diventare premier, abbia una conoscenza così superficiale su un argomento decisivo come quello delle politiche industriali. Da donna che di questi temi si occupa oramai da oltre 25 anni, sul fronte delle vertenze, nel cuore dei problemi, in mezzo e al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori e nell’impegno sulle soluzioni, non posso accettare che non si facciano analisi adeguate e propongano soluzioni concrete. La politica industriale di cui necessita il Paese non ha nulla a che fare con il racconto sul recinto che viene detto impedirebbe una uscita dei marchi italiani. Eppure di spunti la nostra manifattura abruzzese, compreso il polo farmaceutico aquilano, ne darebbe e attengono alla necessità di vedere il sostegno alle innovazioni soprattutto in materia di economia circolare, altro che recinto. E c’è l’urgenza del salario minimo e di una retribuzione dignitosa fissato per legge, in un Paese dove persino i salari regolari sono tra i più bassi d’Europa, come pure la tutela dei diritti essenziali, a prescindere dalla tipologia di contratto, e in primis il diritto alla salute, alla sicurezza e al giusto riposo”.
Ad affermarlo Rita Innocenzi, candidata indipendente del Pd al collegio Uninominale della Camera L’Aquila-Teramo per la coalizione “Italia Democratica e Progressista” alle elezioni politiche del 25 settembre. Innocenzi, aquilana di 52 anni, dal 1994 nel sindacato Cgil, in prima linea nell’attivismo nato nel territorio dal terremoto del 6 aprile 2009 contribuendo alla costruzione delle norme legate al sisma, torna ad incalzare la candidata sua competitor nello stesso collegio, Giorgia Meloni, presidente nazionale di Fratelli d’Italia, che ha tenuto ieri un comizio a L’Aquila, “confermando di non conoscere il territorio dove è venuta a chiedere i voti, arrivando a proporsi come rappresentante degli aquilani in Parlamento, dimenticando che dovrebbe anche esserlo, per la precisione, anche della parte della provincia teramana ricompresa nello stesso collegio”.
Entrando dunque nel merito delle questioni, Innocenzi osserva che “trovo a dir poco superficiale sostenere, come Meloni ha fatto, che il problema della concorrenza sleale nel mercato economico italiano sia da addebitarsi essenzialmente ad imprenditori stranieri, e dunque una conseguenza dell’immigrazione, suo chiodo fisso. La stessa Ance, l’associazione nazionale costruttori edili, con cui ho avuto in questi anni una fitta interlocuzione , come sindacalista del comparto edile, potrebbe ad esempio spiegarle che la concorrenza sleale, che abbassa i costi di produzione a discapito delle condizioni di lavoro, qualità dei materiali e delle lavorazioni, e dei livelli di sicurezza, fenomeno da contrastare con fermezza, è perpetrata nella stragrande maggioranza dei casi da parte di pseudo imprese nazionali, e che l’immigrazione poco o nulla c’entra”.
E ancora, “fa riflettere che Meloni nel suo comizio abbia ammesso di aver scoperto, ‘per caso’, che esiste in Italia un distretto industriale della cosmetica, e che abbia parlato di necessità di puntare sulle competenze delle persone, priorità a dir poco ovvie , che nel programma della mia coalizione è affrontata con ben altro livello di concretezza e analisi di dettaglio . E la Meloni, nel proporre nel suo comizio aquilano, la creazione di una scuola di alta moda, avrebbe dovuto citare la scuola di alta sartoria a Penne, nata 1985, ma da non abruzzese, evidentemente, ne ignora l’esistenza”.
“Meloni – ribadisce la Innocenzi -, sempre in tema di politiche industriali, dovrebbe sapere che il contrasto a certe delocalizzazioni si gioca innanzitutto sull’approvvigionamento delle materie prime, in questo caso agricole, e delle filiere da costruire sui territori”.
Conclude dunque Rita Innocenzi: “la politica oggi più che mai deve dare risposte concrete alle lavoratrici e ai lavoratori, che anche se hanno una occupazione stabile in questo momento, sono troppo spesso poveri, e rischiano l’emarginazione. Una risposta, non a caso snobbata da Meloni. Ma lei ritiene che tutti i problemi che attanagliano il mondo del lavoro siano legati , con una atroce semplificazione, a quelli dell’immigrazione, alla presunta invasione di stranieri sul suolo patrio, e con questa visione così limitata, ambisce pure a entrare come Presidente del Consiglio, a palazzo Chigi e ciò mi preoccupa, innanzitutto come cittadina”.