Inizio di stagione sfortunato per Emanuele Lombardo, esterno di difesa biancoverde e pedina importante nello scacchiere di Pino Tortora, costretto alla sosta forzata in virtù del brutto infortunio rimediato ad Albano Laziale contro l’Albalonga. Strappo muscolare al polpaccio destro, diagnosi severa che rischia di tenere il ragazzo di Siracusa lontano dai campi di gioco per più di due mesi. L’infortunio per un calciatore può serpeggiare dietro l’angolo e colpire a tradimento lasciandolo nello sconforto. E’ un rischio che va messo in conto e al tempo stesso un imprevisto nel quale si spera fortemente di non imbattersi mai.
«I primi momenti, quando ancora faticavo a realizzare la cosa, sono stati davvero difficili. Mi scoccia stare fermo uno o due giorni, figuratevi cosa ho provato quando ho scoperto la reale entità dell’infortunio – ha confidato il giocatore alla redazione di Info Media News – mi sono scoraggiato, sono uno che preferisce tacere un’influenza pur di giocare. Pensavo agli altri che si allenavano senza di me, che facevano quello per cui ho combattuto tutta la vita, e non potevo fare nulla per cambiare le cose».
Il processo di guarigione è un periodo complesso, vissuto spesso con ansie e paure dettate dall’incertezza della ripresa completa. In questi casi il sostegno delle persone care assume valore prioritario ed è spesso propedeutico al recupero fisico. Con la famiglia lontana e il contraccolpo psicologico legato all’incidente sul terreno di gioco, Lombardo ha lavorato su se stesso per accettare l’infortunio, ed ora si dice pronto ad affrontare l’immediato futuro con tenacia.
«Dopo qualche giorno ho accettato la cosa. Credo che l’accettazione sia lo scoglio più difficile. Poi piano piano è tornata la lucidità, e ho cominciato a pensare a come fare per tornare in forma il più velocemente possibile. La mancanza della mia famiglia è reale, la sento anche quando sto bene, ma anche da lontano mi hanno sempre fatto sentire la loro vicinanza. So che mi vogliono bene e mi pensano sempre, non ho bisogno d’altro. Poi qui c’è la mia ragazza, che non mi ha mai lasciato solo, nemmeno un momento. Mi supporta e mi sopporta, e ogni giorno mi ripete che devo essere forte».
Se da un lato il superamento del problema fisico ha la precedenza nella fase di guarigione, il risvolto mentale, in termini di abbattimento psicologico e motivazionale, rappresenta un ostacolo reale. L’idea per cui l’assenza dal campo di gioco corrisponda all’allontanamento dal progetto sportivo comune è frequente negli sportivi infortunati, come pure la sensazione demotivante di non essere parte della squadra. Quella squadra che, al contrario, si è dimostrata sensibile al momento delicato che Emanuele sta attraversando. Lamin Bttaye, compagno di spogliatoio e fratello calcistico, con un semplice ‘Forza Manu’ scritto sotto la divisa a strisce, ha voluto dedicare a lui la rete del momentaneo vantaggio nel match con il Muravera.
«Certi gesti da parte dei tuoi compagni sono difficili da commentare. Non tutti avrebbero fatto una cosa del genere. Domenica non ero allo stadio durante la partita perché non stavo bene, e quando ho saputo della dedica mi sono molto emozionato, non mi vergogno a dirlo. Lamin è un grande amico, e ci tengo a ringraziarlo di vero cuore per quello che ha fatto».
Lombardo avverte la mancanza del pallone più delle amate prelibatezze siciliane. Il mare e il sole di casa avrebbero di certo addolcito il lungo stop, ma nell’ottica del recupero completo non potrebbe trovarsi in ambiente migliore.
«Mi mancano i dolci della mia città. Quando ero ricoverato in ospedale, nei primi giorni dopo l’infortunio, i miei zii sono saliti da Siracusa con tanti bei cannoli siciliani. Quello è stato un momento decisamente piacevole. A parte questo, credo che la mia società sia quanto di meglio potessi desiderare. Tutti, dalla squadra, al mister, allo staff, ai dirigenti e, non ultimo, il presidente Paris, si sono subito messi a disposizione, rendendo questo percorso meno complicato. Mi hanno garantito i migliori macchinari, consentendomi di svolgere le cure quotidianamente. Il fisioterapista Pierluigi Di Vincenzo e il dottor Antonello Fabbri mi seguono giorno dopo giorno. Nella sfortuna mi ritengo fortunato ad aver trovato un ambiente del genere – ha concluso Lombardo – ora sta a me fare di tutto per rimettermi, ed ho tutte le intenzioni di lavorare sodo e tornare più forte di prima. Come metto il cuore in campo per novanta minuti, farò lo stesso per uscire da questo momento difficile e ricominciare a dare una mano alla mia squadra, partita dopo partita».