Confagricoltura L’Aquila è contraria all’emendamento del Consigliere regionale Americo di Benedetto che, a poco più di un mese dall’approvazione della LR 6/2020, propone la demolizione completa dell’articolo 9 che ha introdotto una serie di regole cui i Comuni devono attenersi per l’attribuzione dei pascoli agli allevatori. Le nuove regole sono state totalmente condivise da Confagricoltura l’Aquila che ha collaborato attivamente alla stesura della norma proposta dalla Consigliera Regionale Antonietta La Porta e dal Vice Presidente della Giunta Regionale e Assessore agricoltura Emanuele Imprudente.
La legge è nata dopo il grande convegno tenuto all’Aquila il 27 gennaio 2020 davanti a 400 agricoltori e allevatori che hanno chiesto questo intervento recepito dal Consiglio Regionale.
Dopo tante proteste degli allevatori, l’indignazione dell’opinione pubblica e le vane promesse fatte dalle Amministrazioni precedenti con questo provvedimento si è cercato di frenare l’attività predatoria di tante società del nord il cui unico scopo non è quello di salvaguardare gli ambienti montani ed il benessere degli animali ma di lucrare milioni di euro di contributi erogati dalla Unione Europea.
Purtroppo, l’improvvida iniziativa del Consigliere Di Benedetto è sostenuta da numerosi Sindaci del territorio aquilano che, evidente, hanno scambiamo i sostegni comunitari concessi agli allevatori come un bancomat per fare cassa al pari di quello che fanno queste società.
Confagricoltura L’Aquila è dal 2013 che combatte queste speculazioni ed ha osteggiato in tutte le sedi della giustizia amministrativa TAR e Consiglio di Stato le vertenze instaurate da queste società, per effetto di modifiche restrittive apportate dall’AGEA che per ben due anni hanno evitato che queste società incassassero i contributi.
Semmai ci chiediamo come sia stato possibile riaprire il flusso verso queste aziende e, purtroppo la risposta va cercata nell’evanescenza dell’ex Ministro dell’Agricoltura Martina che non è stato attento alla redazione dei decreti attuativi della programmazione PAC 2014-2020 che cambiando le regole ha allargato in modo sconsiderato le maglie dell’utilizzo dei pascoli dentro le quali si sono inseriti questi speculatori.
I sindaci fanno male ad appoggiare le speculazioni e dovrebbero discernere se i flussi di denaro alimentano un’economia sana e produttiva oppure mere rendite speculative incapaci di bloccare l’inesorabile morte dei borghi montani, dovrebbero avere una visione più ampia che quella di coltivare orticelli e realizzare sinergie e fusioni di comuni per rendere più solido il tessuto umano frastagliato e del tutto tagliato fuori dagli interessi di città più popolose e dal richiamo della costa. Vogliamo ricordare loro che se queste società legittimamente richiedono e ottengono i contributi comunitari non sempre rispettano le prescrizioni previste dalla “condizionalità” alcune delle quali di pertinenza sindacale e la recente moria di pecore in quel di Lucoli ne è la più palese dimostrazione, dovrebbero essere consapevoli che il provvedimento contestato nasce anche dalla risposta del Commissario europeo all’interrogazione dell’On Cozzolino che ha attribuito “agli Stati membri valutare e controllare l’ammissibilità degli agricoltori ai pagamenti diretti” e cioè al Parlamento italiano, ai Ministri, agli Assessori e ai Sindaci.