Negli ultimi decenni la popolazione di cinghiali in tutta Europa, nonostante la forte pressione venatoria e a dispetto delle tante metodiche di caccia messe in atto, è cresciuta in maniera addirittura esponenziale. Lo dimostra, dati alla mano, uno studio pubblicato già da qualche anno dalla rivista Pet Management Science, firmato da diversi autori provenienti da quasi tutta Europa (G. Massei et al., ‘Wild boar populations up, numbers of hunters down? A review of trends and implications for Europe’. Pet Management Science, volume 71, aprile 2015, pp. 492-500).
Dal Wwf spiegano: «I ricercatori hanno evidenziato come la mortalità naturale (pressioni climatiche, malattie e predazione, soprattutto da parte del lupo), incidendo in gran parte sulle classi giovanili, mantiene una struttura della popolazione più stabile e determina una minore dispersione di individui. L’attività venatoria, al contrario, colpisce soprattutto gli adulti e innesca risposte compensative tra i cinghiali e li diffonde maggiormente nel territorio. In altre parole la destrutturazione della popolazione che si ha attraverso l’azione dei cacciatori (anche di quelli, aggiungiamo noi, che hanno acquisito il ruolo dei cosiddetti ‘selecontrollori’) comporta l’aumento del tasso riproduttivo, la riproduzione precoce delle femmine e un maggior tasso di dispersione tra i giovani, che sono poi quelli che più creano danni alle produzioni agricole, come ben sa chi affronta il problema su basi scientifiche e non basandosi sui ‘si dice’ e su impressioni non di rado interessate».
Fonte: Asipress
Foto di: rivistanatura.com