E’ stato pubblicato il decreto commissariale, firmato nei giorni scorsi, che disciplina le modalità di erogazione e rimborsabilità dei farmaci e dei preparati galenici a base di sostanze cannabinoidi per finalità terapeutiche. Possibilità introdotta anche in Abruzzo dalla legge regionale 4 del 2014 e riservata solo ai cittadini residenti sul territorio regionale. Nel documento viene specificato che questo tipo di medicinali può essere prescritto (e di conseguenza rimborsato dal Sistema sanitario regionale) nei seguenti casi: riduzione del dolore associato a spasticità (sclerosi multipla, lesioni del midollo spinale) con resistenza alle terapie convenzionali; riduzione del dolore cronico, con particolare riferimento al dolore neurogeno e con esclusione del dolore nella fibromialgia, in pazienti con resistenza ai trattamenti convenzionali; riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette, che non può essere ottenuta con trattamenti standard.
I trattamenti potranno essere prescritti esclusivamente da specialisti operanti nei Centri per la sclerosi multipla o nelle unità operative di neurologia, terapia del dolore e cure palliative delle Asl regionali. La ricetta dovrà essere rinnovata volta per volta e potrà essere prescritto un quantitativo massimo di cannabis necessario a coprire 30 giorni di terapia. Il medico avrà anche il compito di monitorare gli effetti della terapia e dovrà trasmettere i dati relativi al paziente (ovviamente in forma anonima) al Servizio Farmaceutico della Asl di riferimento, che a sua volta li inoltrerà, in forma aggregata, all’Istituto Superiore di Sanità per l’aggiornamento delle informazioni scientifiche su questo tipo di cure, per le quali non ancora esistono evidenze adeguate. Saranno le farmacie a procedere alla preparazione, sulla base delle indicazioni del medico prescrittore, e a distribuire il farmaco al paziente.
«L’introduzione di questa possibilità anche in Abruzzo – spiega l’assessore alla programmazione sanitaria Silvio Paolucci – ci consentirà di agire su un fronte duplice: rispondere alle richieste dei nostri concittadini che già si sottopongono a questo tipo di terapie, ma che finora sono stati costretti a rivolgersi in strutture fuori regione e spesso private. Dall’altra parte ci permetterà di essere parte attiva negli studi scientifici sull’utilizzo dei cannabinoidi, per il quale la casistica è ancora troppo limitata, tanto che i risultati non possono essere conclusivi, in quanto mancano i dati definitivi sul reale rischio/beneficio derivanti da questa tipologia di cure».