“L’Abruzzo si prepari a utilizzare i farmaci a base di anticorpi monoclonali nelle nostre strutture sanitarie. C’è l’autorizzazione dell’AIFA e del Ministero della Salute, che si sono attivati per procedere, visto che con l’impiego di tali farmaci i malati di media-lieve gravità non si aggravano e non vanno a sovraccaricare le strutture ospedaliere, che hanno superato tutte le soglie critiche individuate, attestandosi al 40% di posti letto occupati di terapia intensiva e il 42% dei posti letto di area medica. In attesa che l’AIFA definisca modalità e condizioni d’impiego dei medicinali, il Governo regionale di centrodestra prenda in tempo almeno questa possibilità”, così il capogruppo Pd Silvio Paolucci che ha posto il tema al centro di un’interpellanza all’esecutivo per capire se e come si intende supportare lo studio e l’accesso all’uso di questi farmaci nelle strutture abruzzesi.
Pur considerando l’immaturità dei dati e la conseguente potenzialità dell’entità del beneficio offerto da tali farmaci, la Commissione dell’AIFA ritiene che, in determinati casi, ospedalizzazioni e tasso di letalità si riducono sensibilmente dove vengono impiegati, dice l’ex assessore alla Sanità: “Comunque si procederà con speditezza, visto che la distribuzione dei medicinali sarà effettuata nelle prossime settimane dal Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID-19. “La scelta in merito alle modalità di prescrizione, come pure la definizione degli specifici aspetti organizzativi, potrà essere lasciata alle singole Regioni. […]”, si legge nel parere reso il 4 febbraio scorso dalla Commissione tecnico scientifica AIFA al ministero della Salute. Dunque, la Regione non perda tempo, colga al volo questa possibilità, facendosi trovare pronta non appena sarà possibile utilizzare quest’arma in più contro il COVID-19. Ma si muova subito, non aspetti invano, lo faccia predisponendo un piano ben strutturato, chiaro e puntuale, individuando i centri clinici partecipanti, le infrastrutture disponibili e le modalità di reclutamento dei pazienti.
Questi farmaci, scrive anche l’AIFA, “contribuiscono offrire comunque un’opzione terapeutica ai soggetti non ospedalizzati che, pur avendo una malattia lieve/moderata, risultano ad alto rischio di sviluppare una forma grave di COVID-19 con conseguente aumento delle probabilità di ospedalizzazione e/o morte”. Quindi si occupano di persone che vivono la malattia fuori dalle strutture e che, una volta raggiunte, porterebbero addirittura non entrarci mai, alleggerendo l’impatto dei ricoveri sulla rete ospedaliera abruzzese e sostenendo anche quella territoriale, di cui purtroppo in Abruzzo non si sa nulla e che sconta paurosi ritardi e mancanza di personale.
Carenze che stanno venendo come nodi al pettine anche per la campagna vaccinale anti COVID-19, che, senza la vigenza di un piano, per esplicita ammissione dell’assessore alla sanità non solo non c’è, ma neanche si sa quando ci sarà, in quanto redigendo, ci vede maglia nera nazionale per somministrazione di dosi in rapporto alla cittadinanza.
Non è morale perdere tanto tempo e occasioni di uscire dalla pandemia, a maggior ragione in un Abruzzo oggi arancione, con tante realtà ancora confinate nelle zone rosse e in balia dei provvedimenti confusi e cervellotici di questi giorni, che non sono in grado di affrontare l’attuale e reale gravità dei contagi. Serve un cambio di passo, l’esecutivo usi la ragionevolezza per farci uscire dalla pandemia”.